Kociss, recensioni

Lunedì grande successo di pubblico al Teatro Fondamenta Nuove a Venezia, siamo stati contentissimi tutti noi del gruppo del Kociss.

Fra ieri e oggi sono uscite un paio di recensioni:
Il Gazzettino di Venezia - Quelle rocambolesche fughe in città di Kociss
La Nuova Venezia - “Kociss” e il suo tempo di fame e di banditi
Cazzeggi Letterari (blog) - IL PIÙ GRANDE SPETTACOLO DOPO IL WEEKEND: “KOCISS” DI GIOVANNI DELL’OLIVO

Kociss colpisce ancora!
(al Teatro Fondamenta Nuove)


Teatro Fondamenta Nuove
eventi speciali : teatrocanzone
lunedì 19 dicembre, ore 20


KOCISS
di e con Giovanni Dell’Olivo
regia Gianni De Luigi
immagini Mauro Moretti

voci narranti Ilaria Pasqualetto, Giacomo Trevisan
musicisti Alvise Seggi, Stefano Ottogalli, Walter Lucherini, Jimmy Weinstein
voce Serena Catullo

Questa è la storia vera di un bandito che divenne un mito. Questa è una storia che racconta gli anni in cui Venezia, segnata dalla miseria, tentava di rifarsi il volto. Questa è la storia di un topo di quelle fogne che il destino tramutò in un falco. Questa è la storia del ladro Kociss.

Dopo il progetto Lagunaria (2008), liberamente ispirato al canzoniere popolare Veneto, Giovanni Dell’Olivo presenta "Kociss", un’opera di teatro canzone incentrata sulla figura del leggendario bandito veneziano.

La storia si svolge nella Venezia popolare di Via Garibaldi dal dopoguerra al 1978, anno in cui Kociss viene ucciso in uno scontro a fuoco dalla Polizia, e dà voce al mondo poco conosciuto del sottoproletariato veneziano. Un mondo lontano dalla sontuosità dei palazzi, dalle feste del Carnevale, dalla cultura ufficiale. Kociss incarna le aspirazioni di una “non-classe” marginalizzata, dispersa nell’esodo inarrestabile che ha colpito Venezia negli ultimi cinquant’anni. Sul palco si incontrano musicisti e attori per raccontare questa storia “marginale” attraverso un intreccio di canto e recitazione, accompagnati dalle suggestive immagini digitali realizzate dal celebre visual artist Mauro Moretti in tempo reale.

Biglietto Unico 10 €

E' possibile prenotare i biglietti via mail (info@teatrofondamentanuove.it) o per telefono (041 522 44 98) e ritirarli direttamente in biglietteria un'ora prima dello spettacolo.

SAN NICOLA DI BARI
Arie dell'Oratorio di G. Bononcini


Ass. Culturale Musica Venezia e Ensemble "Il Sistro Barocco"

Elena Bertuzzi / San Nicola
Roberta Andalò / Giovanna

Pier Paolo Ciurlia / tiorba
Marija Jovanovic / clavicembalo
Andrea Ferroni / violino
Nicola Lamon / organo
Rafaello Negri / violino
Gioele Gusberti / violoncello

Roberta Reeder / voce recitante (inglese)
Giacomo Trevisan / voce recitante (italiano)

Gianni De Luigi / regista
Massimo Cemolani / collaborazione tecnica

Introduzione Prof. Franco Rossi, Conservatorio Benedetto Marcello

CHIESA SS. GEREMIA E LUCIA
Campo San Geremia . Venezia
Martedì 6 dicembre 2011 alle ore 20.00
info: 345 2787155; www.musicavenezia.org
PREVENDITA: APT Tourist Office (San Marco)
Prevendita in Chiesa un’ora prima del concerto

Nota
L’oratorio si basa essenzialmente sulla giovinezza devota del futuro Santo Nicola (interpretato da un soprano donna, in origine probabilmente un sopranista) e la relazione armoniosa con la madre Giovanna (soprano) e con il padre Epifanio (basso). Giovanna, la madre, è quasi ossessionata per la salute dell’anima del suo giovane figlio. Clizio (voce di mezzosoprano) non fa parte della leggenda del Santo conosciuta, è un giovane gaudente, compagno di studi e di strada, che vorrebbe portare Nicola alla vita spensierata, ma il Santo resiste e alla fine compie il suo primo prodigio convertendolo alla fede cristiana.

Il caimano delle paludi di Hesperia



C'era un falso calvo caimano
allergico alla giustizia e pure nano!
Qualcuno pensava di potersene liberare
ma "Coi filistei muoia Sansone!" lo si sentì urlare.
Ah, priapico menzognero caimano!

A casa

Anno 2450 della nuova era, quadrante 741/35B
Erano passati già tre anni da quando si erano staccati dall’orbita dell’ultimo pianeta del sistema stellare che fino a quel momento li aveva ospitati; erano partiti senza avere una meta precisa pensando solo a mettersi in salvo come ormai erano abituati. Fuggire, sempre fuggire.
Per la prima volta, quando ancora al tempo dei loro padri abitavano il loro pianeta d’origine, perseguitati dai loro simili per le solite assurde ragioni razziali; perché come riportavano le cronache dei tempi antichi c’era stato chi si credeva superiore per il semplice fatto di avere una pelle diversa: e allora si erano dovuti isolare, rifugiarsi in comunità ristrette, fino a dover scappare lontano per evitare le violenze ed i soprusi.
Poi nelle ere più recenti le guerre fra pianeti e fra confederazioni avevano scosso l’universo. A nulla era valso l’intervento del Consiglio Interplanetario per cercare un’ intesa, una via per salvare la pace ormai compromessa: a contare era solo l’interesse personale, la brama di essere più ricchi e potenti dei propri vicini. La guerra c’era stata; e devastante come non mai: si erano registrati cinque pianeti distrutti, molti ridotti solo a cumuli di macerie fumanti. Le vite perse in quelle inutili battaglie erano state incalcolabili.
Coloro che si erano salvati avevano visto davanti sé solo la desolazione di mille civiltà perdute, impossibili da ricordare per qualsiasi memoria; il passato era volato via come polvere nel vento, mentre del futuro non resisteva che una fioca luce, un baluginio che si sarebbe spento in breve se loro stessi non vi avessero creduto. Ognuno aveva fatto la sua parte nel creare nuove speranze per la vita di quella comunità di sopravvissuti: scelto un minuscolo pianeta abbastanza vicino ad una stella vi avevano portato la vita, avevano creato un piccolo paradiso solo grazie agli sforzi di tutti solidali con tutti. Avevano ricominciato da dove tutto era finito: si erano impegnati nella ricerca per la vita e per l’evoluzione fino a riguadagnare poco per volta quello che era andato perduto della loro scienza buona.
Ma se per lungo tempo le cronache avevano ricominciato ad annotare solo fatti positivi, quando si cominciava a perdere il ricordo delle sofferenze patite, la stella che fino ad allora li aveva accuditi aveva subito un mutamento. Gli scienziati avevano registrato qualcosa, ma la loro tecnica era ancora troppo arretrata per opporsi a eventi così terribili. Si erano solo potuti mettere in salvo, scappare come avevano sempre fatto, lasciare quel nuovo pianeta, quella nuova casa e fuggire ancora. Avevano evitato di essere spazzati via dall’esplosione della loro stella ma erano costretti a vagare per lungo tempo alla ricerca di un nuovo pianeta in grado di ospitarli, offrendo loro una nuova possibilità.
Le scorte ridotte al minimo e senza sapere dove dirigersi avevano intrapreso il viaggio, forti solo della propria speranza e del conforto che erano capaci di offrirsi l’un l’altro.

Durante l’ennesima giornata di peregrinazione nel cosmo, in un momento che appare ai sopravvissuti uguale a cento altri passati nella navetta viene avvistato il pianeta.
Il computer di bordo dopo un’attenta analisi dei dati ricavabili dall’atmosfera la segnala come respirabile, l’equipaggio si prepara a sbarcare. Negli occhi dei più vecchi sembra riaccendersi la speranza che credevano non avrebbero più ritrovato. I più piccoli, quelli che non hanno mai saputo cosa significhi perdere la propria casa sono entusiasti di averne trovata una. È per tutti l’inizio di un nuovo periodo, forse più duro dei precedenti, ma che tutti desiderano comunque vivere.
Una volta a terra tutti hanno ritrovato la fiducia; respirano quell’ottimo azoto come non facevano da tempo, una leggera brezza spazza le loro squame.
Si sentono finalmente a casa.


=====
Questo racconto l'ho scritto in terza media, per un compito a casa. L'ispirazione arrivava dal racconto La sentinella di Frederic Brown, uno dei racconti di fantascienza più incredibili nella sua semplicità e forse il primo di cui abbia una memoria così chiara.
A casa l'ho riesumato perché da un po' di tempo sono ritornato a scrivere racconti che si riavvicinano a questi binari fantastici ma non così tanto da staccarsi del tutto dalla realtà, se si leggono a fondo; e allora volevo mostrarvi qualcosa del percorso che sto intraprendendo.
Che dite?

IllumiNAZIONI - 54. Esposizione Internazionale d'Arte - Biennale di Venezia


Siccome mi è capitato di andare alla Biennale di Venezia anche quest'anno e alcune opere mi hanno colpito riporto alcune riflessioni.

Si è molto parlato dell'operazione di Sgarbi per il Padiglione Italia: ha demandato il suo ruolo di curatore a 100 intellettuali italiani, che hanno consigliato (raccomandato?) 100 artisti. Nel bene e nel male, lo stato dell'arte in Italia oggi. Non diversamente da una Galleria degli Uffizi, dal Louvre o dal British Museum, belle opere stanno vicino a croste inguardabili. Titolo: l'arte non è cosa nostra. Le interpretazioni possono sprecarsi.
Se i presupposti potrebbero essere anche giusti, la confusione concettuale e anche materiale (visto che il padiglione arriva al termine del denso percorso espositivo dell'Arsenale ed molto mal organizzato logisticamente) non aiuta affatto a focalizzare l'occhio o la mente. Ma forse è questo l'obiettivo del non-curatore. L'arte non è cosa sua.

Io però, di fronte al marasma rinuncio a capire, lascio solo lavorare le sensazioni e un istintivo gusto estetico per ciò che mi attira e mi repelle, quindi consiglio a chi vorrà o non l'ha già fatto di farsi un giro e formarsi una sua idea.

Traggo invece il mio personale percorso all'interno sia dei padiglioni nazionali (quelli che ho potuto vedere), sia del percorso della mostra principale IllumiNAZIONI (curatrice e direttrice della Biennale 2011: Bice Curiger).
Si tratta del Padiglione austriaco ai Giardini dell'artista Markus Schinwald e delle opere Untitled (Ghost) dell'israeliano Elad Lassry, Untitled di Urs Fischer e The Clock di Christian Marclay (opera che ha ricevuto il Leone d'oro 2011).
Mi hanno colpito per la caratteristica che le accomuna e che, guarda un po', interessa anche me: il tempo e tutto quello che ci sta attorno.




Schinwald ha costruito un'installazione-labirinto, ridisegnando lo spazio interno del padiglione austriaco; il percorso all'interno, per necessità architettonica, aumenta, e il tempo si dilata scandito solo a tratti dall'incontro con quadri, frammenti del tempo passato, oggetti antichi incastonati in un presente asettico e geometrico. Poi due installazioni video, loop di movimenti semplici e straniati, ossessivi nella loro nullità: l'eterno ripetersi del nostro accumulare gesti e atteggiamenti quotidiani nel tentativo di adattarci alla vita sociale.



Untitled (Ghost) non tratta del tempo (mi hanno spiegato), ma secondo me sì. Un gruppo di ballerini in lunghi piani sequenza, come il meccanismo di un orologio, esegue in perfetta sincronia una danza silenziosa, che - come lo scorrere del tempo - segna e scandisce solo se stessa. Un'immagine rarefatta, impalpabile di una delle ballerine mi ricorda che tutto questo è presente, sempre, anche se per noi è lieve e tuttavia così pervasivo che non ce ne accorgiamo.
 


L'opera di Urs Fischer invece - come il tempo - inganna: ad un primo sguardo, un gruppo di statue apparentemente di solido marmo; ma a guardar bene esse si rivelano sotto l'azione della fiamma di piccole candeline che le consumano. Ammassi di morbida cera in lento disfacimento, segnati dal tempo, come corpi vivi.



L'apoteosi di questo mio piccolo percorso è The Clock. Un film di montaggio della durata di 24 ore in cui ogni attimo della pellicola è sincronizzato al tempo della vita reale: un lavoro certosino e pazzesco! Ad ogni riferimento filmico cronologico controllo l'ora sul mio cellulare. Passano i minuti, le ore, costantemente il film rimanda la scansione del tempo, misurato, aleatorio, terribilmente presente per chi guarda, portandoti a vivere il tuo momento personale di fronte allo schermo.

Poi il tempo passa, qualcosa dovrà pur rimanere.

Insulti del giovedì sera


Languivo, mi annoiavo nell'accidia più profonda, quando decido di controllare la posta elettronica (anche se lo faccio con poco entusiasmo perché tanto sono consapevole che nessuno mi commenta i post o ha qualcosa da dirmi, mica mi faccio illusioni...).
Ecco, infatti cosa ti trovo? Solo i messaggi di due newsletter che non leggo da tempo... No, guardo meglio... c'è una mail! Oh, gioia e giubilo, qualcuno si è accorto di me! Allora qualcuno mi legge! Oh, gaudio, il Fato mi arride!
La mail è inviata dall'indirizzo tritotone@gmail.com, non firmata. Leggo con curiosità sincera (copioincollo senza correggere gli errori di ortografia, sintassi, punteggiatura... censuro solo le parolacce perché non so come si comporta blogger e in più la mail si tramuta in un cielo stellato!):

"Volevo solo dirti che il tuo sito mi fa schifo che tu fai schifo che non è possibile scrivere certe m****** e sparare tante c****** Insomma dai ma ti pare? Vedi di dedicarti ad altro nella vita, anzi, vedi di limitarti ad andare a quel paese e di starci senza tanto rompere i c******* agli altri
Possibile che a stare a navigare in internet mi tocca pure beccare un blog così cagoso vomitevole infestato di insulti a chi cerca di vivere i c**** suoi senza porsi domande sul mondo sui suoi c********** di eroi e cagasotto senza stare a farsi p**** mentali e a tentare di scrivere come quei porci di intellettuali
Sono una persona per bene io e non mi va di dovermi subire certe lagne di m**** e dover stare a riflettere su c****** specie il sabato sera quando la gente si sbronza e t***** in santa pace.. io qui come un c******* e a farti un piacere mandando in f**** te mentre io sto a farmi seghe mentali per il c**** di articolo che ritrovo sul tuo blog del c****
Ma porca t**** ti par possibile che sono al lavoro e mi torna in mente il c**** di articolo che hai scritto sul tuo c**** di blog di m****
E ne avrei da dirtene è che mi trattengo perché altrimenti finisce che vengo lì a spaccati le p****"

Sono attestati di stima che scaldano il cuore! Prendersi del tempo per scrivere una mail del genere lo trovo encomiabile! Cosa devo fare? Rido!!!
Non so davvero chi possa essere (e tranquilli che non me la sono scritta da solo), comunque spero di avere ancora modo di ospitarlo magari con una rubrica fissa (settimanale) che sappia eviscerare - nella stessa maniera approfondita dedicata alla mia prosa - altri temi basilari per il genere umano.

Domare domande


Domando a Freud una spiegazione:
"Domando la tigre e il leone
domando la loro attenzione?"

Volevo postare un'altra favoletta oggi, ma poi ho trovato una bella illustrazione proprio sulla stessa lunghezza d'onda, allora ho fermato tutto e l'ho spedita a lui, l'illustratore, che magari gli viene qualche idea o almeno mi dà un parere.
E' bravo, si chiama Raffaele Conte e questo è il suo blog: http://raffaeleconte.blogspot.com/

Allora, siccome oggi in treno mi è venuta questa fissa sulle paronomasie e in particolare su domare/domandare, mi sono sorti nel cervello questi tre versi. Perché poi ultimamente mi entusiasma un sacco la rubrica di domande che sta all'inizio di D di Repubblica quindi mi concentro proprio per forgiarne di bellissime anch'io, che a pensarci devo anche recuperare del tempo, perché sono curioso ma non ho mai fatto tante domande ed è un peccato...
Insomma, mi sembra che tutto come al solito si tenga perfettamente.

Il Bell'anatroccolo (parte 2 / Fine)


Man mano che il tempo passava i piccoli crescevano, ma più di tutti cresceva il piccolo cigno, che andava schiarendosi e slanciandosi. Il suo collo soprattutto, giorno dopo giorno, si allungava in maniera prodigiosa, flessuoso e regale come non se n'era mai visti. Ed assieme alle dimensioni aumentava anche la fame del piccolo che ogni giorno chiedeva alla madre maggiori quantità di cibo.
In un paio di mesi il piccolo cigno divenne grande, splendido. Tutti gli altri animali dello stagno ne avevano rispetto e considerazione e non osavano contraddirlo o usargli il minimo sgarbo.
Il cigno dal canto suo andava facendosi sempre più superbo e pieno di sé. Sapendo d'essere bello non mancava occasione per denigrare gli altri animali ed in particolare i suoi fratelli.
Mamma Anatra continuava a riservare al suo orgoglio tutti i bocconi migliori, tutte le prede più prelibate e succulente. Il cigno mangiava golosamente tutto quello che gli veniva presentato. Anzi, giorno dopo giorno chiedeva cibo in abbondanza, tanto che la madre, non potendo provvedere da sola a tutto il fabbisogno costrinse anche gli altri fratelli a darsi da fare per sfamare il vanto della famiglia.
Seduto nel nido come un re sul suo trono, il cigno impartiva gli ordini perché si provvedesse a soddisfare al più presto ogni suo capriccio e soprattutto mangiava, mangiava, mangiava... Stare comodo nel nido e farsi servire era ciò che amava più di tutto.
Un giorno che le allodole cantavano gioiose e il sole riscaldava la terra il cigno si svegliò con una gran voglia di allungare le zampe per sgranchirsi facendo un giretto attorno al nido. Si sforzò per distenderle, ma nonostante tutti i suoi sforzi si sentiva schiacciato a terra. Puntava le zampe ma non riusciva a sollevarsi che di pochissimo. Era diventato grosso e grasso.
Pigolando svegliò la madre e i fratelli per chiedere il loro aiuto. Le provarono tutte: spinsero, tirarono, sollevarono, provarono a far leva con un ramo spezzato, mentre da dentro il nido il cigno sbraitava di far presto perché lui era stanco di quella situazione ed aveva una tremenda fame. Ma in nessun modo riuscirono a spostare quel cigno obeso di un solo centimetro.
All'ultimo tentativo il cigno ricadde sul fondo del nido e lì si accasciò triste ed arrabbiato. Mamma Anatra cercò di fare tutto per alleviare la pena del suo piccolo orgoglio. Per distrarlo e fargli tornare il buon umore decise di portargli qualcosa di prelibato da mangiare. Setacciò tutti i paraggi alla ricerca del verme più pingue e succoso che si potesse trovare e dopo averlo catturato lo portò al suo piccino.
Dimenticando in un batter d'occhio le sue miserie, tutto soddisfatto di fronte al banchetto che gli si preparava il cigno ingordo si ingozzò il verme in un sol boccone. Ma subito sentì che qualcosa non andava. Era pieno. Il collo era gonfio. Non riusciva più a respirare. Il verme gli era andato di traverso.

Il Bell'Anatroccolo (parte 1)


Sulla sponda d'un laghetto Mamma Anatra covava le sue uova mentre l'alba andava imbiancando la volta del cielo. Sentiva che quella mattina preannunciava qualcosa di importante. Le uova si sarebbero schiuse.
Infatti, mentre il sole faceva brillare i primi raggi sullo stagno le uova cominciarono a scricchiolare e fra le crepe si affacciarono tanti piccoli becchi. Mamma Anatra aiutò i suoi piccoli a liberarsi dal guscio e li sospinse pian piano uno accanto all'altro per contemplare il frutto degli sforzi durante la cova. Erano piccoli e gialli, meno uno che era tutto grigio. Mamma Anatra si rese conto da subito che quello non poteva essere figlio suo. Non si trattava certo di un anatroccolo: quel pulcino era un cigno, che ora era piccolo e grigiastro, ma in breve sarebbe diventato una creatura meravigliosa, candida come la neve e maestosa più di ogni altro uccello che avesse mai abitato quel minuscolo stagno.
Pur non spiegandosi come aveva potuto non accorgersi di covare un uovo non suo e soprattutto come quell'uovo fosse capitato nel suo nido (era pur sempre un'anatra con un cervello d'anatra), era ben conscia di avere fra le piume una fortuna non da poco e decise di fare tutto perché al piccolo non mancasse mai nulla di ciò che gli sarebbe potuto servire per diventare un animale forte e fiero, l'animale più bello dello stagno, così che una volta grande egli potesse portare lustro e onore alla sua famiglia, anche se adottiva: proprio come Mamma Anatra aveva sempre sognato.
Ogni volta che tornava al nido con del cibo per sfamare i suoi piccoli Mamma Anatra serbava il boccone migliore per il piccolo cigno. Tutte le volte che doveva allontanarsi dal nido raccomandava ai fratellini di non infastidirlo e di lasciare sempre a lui il posto più caldo quando riposavano.
In tutte le dispute nei giochi la ragione andava a lui, che ce l'avesse o meno. Che pulcino fortunato, direte voi!
Ogni volta che tutti insieme si tuffavano nel laghetto Mamma Anatra non mancava di esaltare le doti del piccolo cigno. Nuotava meglio di tutti i suoi fratellini, che erano goffi e ridicoli di fronte a lui.
Un giorno Mamma Anatra portò la sua piccola famiglia in visita dalla sorella per presentare ai suoi piccini i loro cuginetti.
La piccola comitiva camminò faticosamente fino al laghetto e gli anatroccoli salutarono le altre anatre. Mentre i piccoli giocavano fra loro Mamma Anatra non la smetteva più di raccontare quanto fosse speciale quel piccolo cigno e quanto il suo sogno fosse quello di farne l'animale più bello e ammirato di tutto lo stagno.


Continua... se me lo chiedete almeno in cinque, in caso contrario sarò affranto e scontroso.

68. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica - La Biennale di Venezia 2011 - Giovedì 8 Settembre


Missione di pace di Francesco Lagi
Uno dei problemi che ho notato in molti film di quest'anno è la poca chiarezza d'intenti. Sembra che autori e registi non scelgano con coerenza le strade da percorre: che film voglio fare? cosa voglio dire con questo film? "Missione di pace" presenta questi difetti; potrebbe essere un ottimo film comico, ma tutto rimane a media intensità e la risata vera, goduta non scatta mai. Gli interpreti non brillano e il clima giusto non si crea. Voto: 5

The Exchange di Eran Kolirin
Un film che forse non ho capito, fatto di sfumature sottilissime. Una routine assurda e alienante viene interrotta dalla scoperta che il mondo è fatto di particolari e che a regnare è l'indifferenza a qualsiasi comportamento. Bella l'idea, belle le dinamiche, ma c'è un peccato di fondo di eccessiva leziosità. Voto: 6

L'ultimo terrestre di Gian Alfonso Pacinotti
Bello, bello! Per essere una (quasi) opera prima è quasi straordinario. Gli alieni sbarcano in Italia e sanno cos'è giusto e cosa è sbagliato, le sorprese non mancano, Herlitzka è strepitoso una volta in più. Spero tanto vinca un premio perché penso proprio che lo meriti. Voto: 8.5

Life Without Principle di Johnnie To
Le dinamiche del plot sono un intreccio quasi tarantiniano, ma tutto ruota attorno al denaro, alle banche e alla bolla speculativa nei giorni del tracollo della Grecia. Il tutto ambientato ad Hong Kong. Il ritmo non è sempre ben sostenuto per tutto il film e non mancano le zone di fiacca in attesa che l'azione riprenda con un colpo di scena. Voto: 6.5

Domani, se ho la forza di alzarmi, ultimo giorno al Lido, ma non so se ce la fo.
Da domani sera infatti sono al Medioevo a Valvasone, con le Ratatuie per il debutto di Io, solo. Ci vediamo lì!

68. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica - La Biennale di Venezia 2011 - Mercoledì 7 Settembre

Oggi non sono pienamente soddisfatto dei film visti, no, no...


Another Silence di Santiago Amigorena
Per vendetta vengono ammazzati marito e figlio di una donna poliziotto di Toronto, questa si mette alle calcagna dell'assassino materiale per farlo fuori. Non è un brutto film, assolutamente guardabile (anche se non brillante) per regia e interpretazione della protagonista e con numerosi passaggi dall'atmosfera azzeccata. Non sono resi bene i passaggi temporali però e le distanze (si passa da Toronto all'Argentina senza prendere un aereo in pochi secondi, ti spiazza). Voto: 6

Faust Aleksander Sokurov
Libero adattamento dell'opera di Goethe. Pur non discutendo sull'ottima regia, non mi ha convinto fino in fondo e non so perché. Forse per la scelta di annullare esorcismi e magie a favore di una concretezza tutta terrena. Così Mefistofele è un usuraio, le meraviglie sono fenomeni del tutto naturali. Voto: 7

4:44 Last Day on Earth di Abel Ferrara
Se il mondo dovesse davvero finire forse questa sarebbe la situazione. Due amanti nel loro appartamento, fanno l'amore, guardano programmi tv, lei dipinge, chiamano amici e parenti tramite Skype, si arrabbiano, lui va a trovare gli amici, arriva la fine del mondo. Appunto, andrebbe probabilmente proprio così. Ma proprio per questo non mi pare interessante... Voto: 6-

68. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica - La Biennale di Venezia 2011 - Martedì 6 Settembre

Oggi due film molto diversi fra loro.


Black Block di Carlo Augusto Bachschimdt
Un documentario polifonico, fatto dalle voci di 7 giovani europei vittime del pestaggio della Scuola "Diaz" e delle torture alla caserma di Bolzaneto durante gli sconvolgenti giorni del G8 di Genova nel 2001. Punire, dissuadere e sfiduciare il movimento dei contestatori (vario, pacifico e unitario) con metodi fascisti, usati dalle forze dell'ordine nel corso di quattro giorni durante i quali per un gruppo di 93 giovani i diritti umani non sono esistiti. Da vergognarsi di vivere in una "società civile". Voto: 7

The Sword Identity di Xu Haofeng
Per gli amanti del genere "arti marziali". Un film formalmente molto bello, dal punto di vista registico e anche (per quella che è la mia esperienza) curatissimo nella ricostruzione delle tecniche marziali e nella creazione dei combattimenti. Voto: 7

68. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica - La Biennale di Venezia 2011 - Lunedì 5 Settembre


I'm Carolyn Parker: The Good, the Mad and the Beatuiful di Jonathan Demme
Conoscere Carolyn Parker dev'essere una ventata di vero entusiasmo. Entusiasmo per il futuro, per non smettere di credere mai nella propria fede e nei propri sogni. Carolyn è il simbolo della lotta della comunità nera di New Orleans nella lotta intrapresa contro burocrazia, governo degli Stati Uniti per ricostruire il proprio quartiere e la propria quotidianità nel disastro post-Katrina. Voto: 7

In attesa dell'avvento di Felice D'Agostino e Arturo Lavorato
E' un corto, e io... boh... non c'ho capito molto. Si parla di Calabria, nel 1861, nel 1971 e nel 2011. Non m'ha convinto. Voto: 5

Amore Carne di Pippo Delbono
Un film così intimo e personale, così pieno dell'interiorità dell'autore, quasi una radiografia della sua anima, non ritengo sia possibile giudicarlo. Almeno, non penso di poterlo fare io. Nel pre-finale circa 15 minuti sono di una poesia struggente, devastante e dolcissima.

Toutes nos envies di Philippe Lioret
Non volevo andare a vedere questo film... "è francese - mi dicevo - non sopravviverò ad un altro film francese!" Poi ho trovato le mie ragioni, che non starò qui a dirvi*. Fatto sta che ho visto un bellissimo e tristissimo film. Mi sto rammollendo evidentemente. Ben scritto, recitato e diretto con una pulizia e un'eleganza che mi hanno affascinato. Claire è una giovane giudice, sposata con Cristophe e con due figli piccoli. Si impegna per difendere la madre di una compagna di scuola della figlia in una causa d'ingiunzione di pagamento intentatale da una finanziaria. Claire scopre di essere malata. E di mezzo c'è anche il rugby. Voto: 8


*In fila c'era una ragazza che assomiglia a Karin Proia con cui volevo attaccare bottone.

68. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica - La Biennale di Venezia 2011 - Domenica 4 Settembre



Contagion di Steven Soderbergh
Classico filmone catastrofico made in USA. Dopo SARS e H1N1 arriva un'altra epidemia definitiva, solo che questa volta non pare la solita bufala delle case farmaceutiche: 8 milioni di morti. Boh, che dire? "Sanza 'nfamia e sanza lodo". Se vi va di passare una serata tranquilla, a parte l'ansia igienista che vi rimane dopo... Voto: 7

Don't Expect Too Much di Susan Ray
Documentario su Nicholas Ray, autore e regista di film come "Gioventù bruciata", mica palle! In particolare il film si sofferma su un progetto avviato da Ray e durato quasi due anni con gli studenti del corso di cinema dell'Università di Newark e che ha portato molti di loro a fare del cinema la loro professione, oltre che a produrre in circa un anno di riprese, senza esperienze e senza mezzi (ma sotto la direzione del grande vecchio maestro) un film allucinato e allucinante, sorta di collage emotivo della generazione dei giovani americani anni '70. Perle di saggezza e pura storia del cinema. Voto: 7

Poulet aux prunes di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud
Sarò sentimentale, sarò un sognatore, boh, ma che ne so io? Fatto sta che questo film mi è piaciuto da pazzi e gli darò un voto imbarazzantemente alto! Andate a vederlo appena esce, perchè questo è quello che il cinema dovrebbe fare sempre, schiudere le porte del sogno, raccontare la vita per quello che dovrà un giorno diventare: poesia pura, anche se infangata da tutti i sentimenti umani, che a volte sono alti, a volte sono bassi. Andate a vederlo! Voto: 9.5

Alice di Roberto De Paolis
Coppietta felice aspetta un bimbo, lei lo perde, manca un pezzo di film (mio parere), si sono lasciati. Ecco come raccontare una storia senza farcela vedere!! Deludente. Voto: 5

L'arrivo di Wang dei Manetti Bros.
Va bene che si tratta di un film a costo bassissimo, va bene che "è un omaggio" ai film di serie B, va bene che tutto va bene. Ma questo film è ridicolo. E non in senso buono. Gravi falle di sceneggiatura, incoerenza formale e logica non si possono sempre nascondere dietro all'etichetta "film di genere". Questo naturalmente è solo il mio parere. Voto: 5

The Invader di Nicolas Provost
Non fosse per il finale, che lascia delusi e col classico punto interrogativo in faccia, non sarebbe affatto un brutto film, alludendo simbolicamente alla realtà dei rapporti fra invasi e invasori. Un immigrato si innamora di una bellissima francese. E poi? Vedetevelo! Voto: 6.5

68. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica - La Biennale di Venezia 2011 - Sabato 3 Settembre

Oggi mi sono decisamente dato una calmata!


A chjana di Jonas Carpignano
Una storia semplice che scaturisce dai fatti di Rosarno 2010, la rivolta degli immigrati vista dalla loro parte e racchiusa in un frammento in questo corto. Voto: 6

Cose dell'altro mondo di Francesco Patierno
La storia è piacevole e il ritmo da farsa incalzante e ben padroneggiato, Mastandrea così bravo non l'avevo visto mai, sta maturando sempre più rispetto alla "macchietta romana" che aveva attaccata addosso agli inizi, e parecchie sequenze con lui sono veramente perfette. Meno convincente è il ruolo di Abatantuono, a mio parere decisamente esagerato e inutilmente alla ricerca di parlare il dialetto veneto, quanto di più lontano da lui. Pur non dimenticando che siamo nel grottesco (tutti gli immigrati spariscono dall'Italia) il film non conclude e lascia nell'aria un senso di incompletezza. Voto: 6/7

Wilde Salome di Al Pacino
Come dice Pacino stesso, sin dai titoli di testa, questo è un film su un'ossessione. L'ossessione di Salomè per Jokaanan, l'ossessione di Wilde per la vicenda di Salomè, e l'ossessione di Pacino per l'opera di Wilde. Così Pacino ci racconta la vicenda umana di Wilde mentre è impegnato contemporaneamente a realizzare il film che stiamo vedendo, la messinscena teatrale di Salomè e la sua versione "cinematografica". Pacino giganteggia e gigioneggia ma sentirlo parlare della sua passione e scoprire qua e là sprazzi del suo "metodo" è splendido. E poi Jessica Chastain non solo è bravissima ma anche di una bellezza folgorante. Voto: 7/8

68. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica - La Biennale di Venezia 2011 - Venerdì 2 Settembre

Stanotte ero riuscito a scrivere tutte le recenZioni e poi Blogger non me le ha salvate... così, inesplicabilmente. Allora c'ho dormito sopra. Ieri è stata una giornata piena, ho visto davvero una caterva di film.


Carnage di Roman Polanski
Non bastasse la sceneggiatura perfetta (adattata dall'altrettanto perfetta piéce teatrale "Il dio della carneficina" di Yasmina Reza). Non bastassero i quattro interpreti che fanno a gara per bravura (C. Waltz e K. Winslet, J.C. Reilly e J. Foster). Non bastasse la lezione sull'essere umano che ne viene fuori. Non bastasse la carica di satira ideologica e sociale. Non bastasse la lezione di regia di Polanski. Questo film è perfetto! Voto: 9

The Sorcerer and the White Snake di Tony Ching Siu-tung
Qui invece siamo del tutto lontani dalla perfezione. La cosa ancor più raccapricciante è che il film è nella selezione ufficiale del concorso. Non c'è una storia, non c'è un colpo di scena, tutto è già scontato da principio, senza tensione narrativa. Il regista è un famoso coreografo di combattimenti di filmoni come Hero (con cui questo non ha niente a che spartire però); è meglio se riprende a coreografare. Voto: 4

Photographic Memory di Ross McElwee
Torna il tema dell'adolescenza, in questo ibrido di fiction e documentario, che racconta il viaggio fatto da McElwee - adolescente - in Bretagna, e ripercorso oggi da lui adulto alla ricerca delle persone che aveva incontrato e amato allora e di una chiave per comprendere suo figlio, oggi anch'egli adolescente turbato. Memoria oggettiva nelle foto e nei video che lascia tracce confuse, tutte da interpretare nelle persone. Bello. Voto: 7.5

Whores' Glory di Michael Glawogger
Thailandia, India, Messico. Un viaggio documentario all'interno di tre bordelli. Non dà soluzione, una possibile speranza per queste situazioni tragiche, perché speranze non ce n'è. Però presenta temi stringenti anche per l'Occidente (che ora come ora li ha sottilmente risolti in via economica più che sociale): il corpo della donna, il sesso, il possesso, la sensualità. Voto: 7

Alpis di Yorgos Lanthimos
Lanthimos è solito trattare storie e temi ai limiti del disturbo mentale, ma qualsiasi cosa ci si possa aspettare in "Alpis" si rimane storditi comunque. La sceneggiatura è tanto solida ed efficace, quanto delirante e folle. I quattro stranissimi componenti del gruppo "Alpi" colmano il vuoto lasciato da un lutto se li chiamate, tutto sta a vedere come lo fanno. Voto: 7/8

Un été brulant di Philippe Garrel
La cosa migliore del film è Monica Bellucci... il ché è tutto dire! Una sceneggiatura infarcita di luoghi comuni su gionotti e giovanotte (la Bellucci neanche tanto, ormai) piccoli borghesi che vivono la loro vita da artisti bohemien. Ma che bisogno c'era? Voto: 4

Le Petit Poucet di Marina de Van
Il film racconta la fiaba di Pollicino e fa parte di un progetto di Artè sulla riedizione cinematografica delle fiabe classiche. Grazioso e apprezzabile, ma è andata completamente persa la natura gotica e dark di questa fiaba. Eppure i temi c'erano tutti: la povertà, la magia, il bosco, l'Orco, il cannibalismo. Forse c'è stata la preoccupazione di dare realismo alla vicenda... ma trattandosi di una fiaba non c'entra davvero niente. Voto: 6-

68. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica - La Biennale di Venezia 2011 - Giovedì 1 Settembre

Oggi ero un po' stanchino quindi sono tornato a casa presto e ho visto solo 4 film. Ed ecco le recenzzzioni!

The Ides of March di George Clooney
Clooney è proprio uno impegnato, c'è poco da fare! Il film è a mio parere molto riuscito sotto ogni punto di vista: cinematografico e politico. Lo avvicinerei tranquillamente a "Le mani sopra la città" di Rosi per efficacia narrativa volta a smascherare i compromessi, le menzogne e il marcio che anche il candidato apparentemente più incorruttibile ha accettato o imposto per essere dov'è. Voto: 8

W.E. di Madonna
Un altro polpettone sentimentale, sembra che il romanzo Harmony quest'anno viva di vita nuova sul grande schermo. La storia è tutta un intreccio fra la ricerca d'amore di Wallis, giovane newyorchese insoddisfatta dalla relazione col marito (e ha pure ragione), e la vicenda sentimental-gossippara-politica della relazione che ha animato gli anni '30 fra Edoardo VIII re d'Inghilterra e Wallis Simpson, che per lei abdicò al trono. Arriva un certo punto in cui uno aspetta solo il finale e viene puntualmente deluso... più o meno dalla metà in poi. Voto: 5/6

Stockholm East di Simon Kaijser da Silva
Un bel film. E come sto imparando da un po', qual è il suo punto forte? Ma che domande... La sceneggiatura!! Infatti la storia in partenza sembra preludere solo a retorica e soluzioni comiche. Anna saluta la piccola Tove che esce di casa per andare a scuola, ma la bimba viene investita e uccisa da Johan. Quando Johan, alla ricerca di un'espiazione (pur risultando assolto dal processo), si presenta a casa di Anna fra i due nasce qualcosa che via via si evolverà in un vero amore. Ma Anna non sa che lui è "l'assassino" della figlia. E qui sta il bello del film, ripeto. Voto: 7/8

Warriors of the Rainbow: Seediq Bale di Wei Te-Sheng
I guerrieri dell'arcobaleno sono gli aborigeni dell'isola di Taiwan che, dopo 30 anni passati sotto la violenta dominazione Giapponese, decidono di ribellarsi. Sanno già che perderanno in partenza, ma è questo per loro il bello: il vero guerriero Seediq infatti può dirsi uomo solo se uccide altre persone, meglio ancora se perde la vita a sua volta facendolo. Ora... dico io... può esistere una cazzata più grande? Serviva farci un film di due ore mezza? Per me no! Voto: 4

68. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica - La Biennale di Venezia 2011 - Mercoledì 31 Agosto

Secondo giorno! Sono riuscito a stare di meno al Lido, ma ho visto film qualitativamente molto più belli rispetto a ieri: ecco quali!

La retrospettiva di quest'anno è dedicata al cinema italiano sperimentale degli anni '60, così oggi mi sono beccato (brevemente recensiti):
Hermitage di Carmelo Bene - Perdonatemi, ma qui me la sbrigo con una citazione: "Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere" (L. Wittgenstein)
Il canto d'amore di Alfred Prufrock di Nico D'Alessandria - La poesia di Eliot letta da CB, con immagini scelte e interpretate dal regista = delirio
Bis di Paolo Brunatto - Le prove del "Il Rosa e il Nero" di CB da "The Monk" di Lewis, complete di impressioni e giudizi dei più variegati su CB stesso: ho detto tutto! (Se non avete letto il romanzo non sapete che vi perdete!)

Summer Games (Giochi d'estate) di Rolando Colla
Peccato sia fuori concorso perché personalmente l'ho trovato un film d'altissimo livello. E' vero che a me le storie che hanno a che fare con i turbamenti dell'adolescenza piacciono molto, ma Colla (svizzero di Zurigo) in questo film è stato davvero delicatissimo. Le amicizie estive come possono essere solo quelle dei 14 anni, totalizzanti e fatte sempre d'un misto d'odio e amore, la rimozione dei problemi e delle relazioni ad ogni età (gran peso nella vicenda del protagonista ha la relazione fra i genitori, lei insicura, lui violento e sciocco), salvo poi rendersi conto che tutti i nodi vengono al pettine ed è meglio imparare ad affrontarli che credere che tutto vada a posto con un "perdonami". Voto: 8.5

La Désintégration di Philippe Faucon
Alì frequenta un corso per elettricisti, è intelligente e si applica, eppure nessuna ditta vuole concedergli la possibilità di uno stage per completare gli studi. Come ancora di salvezza gli si presenta la comunità islamica del suo quartiere, in grado di proteggerlo, creargli un ruolo, alimentare il suo risentimento e offrendogli la dignità che si vede negata dalla società francese con cui ha sempre provato ad integrarsi. Nel credo religioso però si annida anche il doppio taglio del cieco fanatismo. Interessante per comprendere come certi fatti possano avvenire e certe ideologie, ben lontane dall'Unico Dio (in barba a tutte le religioni) che è Amore, possano travolgere tutto. Voto: 7

68. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica - La Biennale di Venezia 2011 - Martedì 30 Agosto


Inizia finalmente la Mostra del Cinema di Venezia, ed io, per il terzo anno ho il mio bravo e sudatissimo accredito Industry. Ecco quindi, fra stand e uffici ancora in allestimento e un generale clima di allegra ma ufficialissima disorganizzazione, il mio parere sui film che riuscirò a vedere!

Ruggine di Daniele Gaglianone
Cominciamo già dal primissimo giorno con una attesa per il cinema italiano: Filippo Timi, Stefano Accorsi, Valerio Mastandrea, Valeria Solarino; solo i loro nomi valgono le riposte speranze. Il film si lascia vedere ma è punteggiato da tutte le caratteristiche del classico film "italiano": grandi pretese per nozze coi fichi secchi. Ho trovato la regia piuttosto opaca, per nulla originale rispetto ai canoni del noir psicologico; ad essa si accompagna un montaggio un po' troppo spesso confusionario. Voto: 6,5

Love and Bruises di Lou Ye
Seguire questo film fino in fondo è stata una vera impresa: un polpettone sentimentale franco-cinese, che assomma in sé i peggiori clichè della cinematografia dei due Paesi. In più contiene alcuni stereotipi sulle relazioni uomo donna piuttosto agghiaccianti: la donna è un essere fragile e insicuro, un po' puttana e un po' vittima per vocazione; l'uomo è sempre bello e dannato, violento ma romantico, porco ma protettivo. Voto: 5

Crazy Horse di Frederick Wiseman
Un documentario sul "Crazy Horse" il famoso locale con le donnine di Parigi che però è anche il più grande nude show live del mondo. E nel corso del documentario capiamo bene perchè: non solo le ragazze sono bellissime, ma i numeri sono studiati e perfezionati con passione da parte di tutto il team creativo del locale: dal direttore artistico, al coreografo, alla capo sarta. Bello per comprendere come la sensualità e l'erotismo vadano ben al di là di un semplice paio di tette esposte come quarti di bue. Voto: 7

Al di là dal vetro di Andrea di Bari
Un cortometraggio autobiografico di Erri De Luca. A me lui già come romanziere non è che faccia impazzire; in un corto (come in ogni prodotto visuale) a fare la parte del leone dovrebbe essere l'immagine, si spesa... qui tutto è eccessivamente letterario dal contesto al racconto-dialogo con la mamma. Voto: 5/6

Al di fuori del tempo


Costruire architetture contemporanee,
concrete, reali: c'è un colore, c'è una luce,
c'è sempre la materia. Il compito che scelgo
è pratica al di fuori del tempo: descrivere
l'onda lenta in cui si condensa l'energia.

Il progetto TEL di Fanny&Alexander


Andati in scena in prima assoluta fra Napoli e Torino e replicati poi fra Ravenna e Santarcangelo di Romagna (Rimini), T.E.L. e il radiodramma338171, TEL inaugurano il nuovo progetto triennale (2011/2013) di Fanny&Alexander in collaborazione con il centro Tempo Reale, per la drammaturgia di Chiara Lagani e regia, spazio scenico e luci di Luigi de Angelis. Sviluppati a partire da una riflessione sulle opere e sulla figura storica di Lawrence d’Arabia (al secolo Thomas Edward Lawrence), si tratta di due progetti paralleli, prime tappe del percorso. Come già accaduto per il ciclo ispirato ad Oz, un progetto ambizioso e in cui si accumulano sin da subito suggestioni, piani di interpretazione e riflessioni a cavallo fra reale e teatrale.

Kociss


di e con Giovanni dell'Olivo
soggetto e regia Gianni De Luigi
con Ilaria Pasqualetto e Giacomo Trevisan
e con Alvise Seggi (bbasso), Stefano Ottogalli (chitarre), Walter Lucherini (fisarmonica), Jimmy Weinstein (batteria)

KOCISS E' DISPONIBILE ON TOUR!!
Contatti: icaiveneto@yahoo.it

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Kociss è un'opera di teatro canzone. La storia, che si svolge nella Venezia popolare di via Garibaldi, si ispira alla figura del leggendario bandito veneziano soprannominato Kociss. La sua parabola di vita iniziata nei primi anni del dopoguerra dà voce al mondo poco conosciuto del sottoproletariato veneziano, la ricerca di un riscatto dalla povertà sconfina al di fuori della legge conducendo il protagonista alla sua tragica fine.

Kociss nasce da un'idea di Gianni De Luigi che è anche regista ed autore del soggetto. Giovanni Dell'Olivo è autore del testo e sarà protagonista dello spettacolo in veste di cantastorie; ad accompagnarlo Alvise Seggi al contrabbasso, Stefano Ottogalli alle chitarre, Walter Lucherini alla fisarmonica, Jimmy Weinstein alla batteria.

Il testo narrativo è affidato alle voci degli attori dell'Icai Ilaria Pasqualetto e Giacomo Trevisan: il testo è organizzato su due registri narrativi uno soggettivo rivolto direttamente alla figura della madre, l'altro oggettivo e di taglio quasi giornalistico, punto di vista del commissario che per molti anni diede la caccia a Kociss.

A musica e parole faranno da controcanto le tavole originali dell'illustratore Mauro Moretti, eseguite dal vivo ispirate alla vicenda e alle canzoni.

Paura! [2]


- Hai paura?
- Sì.
- E di cosa?
- Del buio.
- Ma nel buio non c'è niente; di cosa hai paura?
- Del buio.

- Chiudi gli occhi.
- Sì.
- Cosa vedi?
- Il buio.
- E hai paura?
- Sì.

Helter Skelter alla routine


Le resistenze dell'abitudine logorano il pensiero. Mi sto abituando ad essere come sono e non va affatto bene; impantanato nella routine inutile: stesse promesse, stesse trasgressioni, stessi pentimenti. E si ricomincia, è lunedì.
Quasi sempre rubo le parole agli altri. E' un processo di composizione.
Gran frammentazione dell'attenzione, in tutti i settori. Frammentazione dei contenuti, spezzettamento, dispersione.
Pensare a casaccio, parlare allo stesso modo e scrivere di conseguenza.
Ma non è quanto di meglio si possa sperare dal corso della contemporaneità? Tanti pezzettini, nel tentativo di dare un'idea il più possibile unitaria. Dai piccolissimi pezzi nasce il quadro. Qualche bel sorriso di circostanza a completare il paesaggio umano.
No, bisogna cancellare i sorrisi beoti. Bisogna ritrovare un senso. E se è andato perso, ricostruirlo. Ecco il nostro compito. Ecco il compito di chi ha una voce. Ci sono ancora parole che ha senso usare, frasi che è giusto inventare, azioni da portare avanti.
Pace. Giustizia. Onestà. Libertà. Amore.
Sembra che il tempo abbia aumentato il ritmo e io mi ci sia trovato in mezzo. Eppure ci deve essere un modo di entrare nel tempo senza scendere a patti con esso!
Un giro di giostra, solo un giro di giostra, chiarirebbe le idee a tutti.

Silvio li ama

Silvio li ama. Silvio li ama tutti. Non fa differenze perché tutti sono ugualmente cari al suo cuore. Silvio li ama quando gli permettono di fare quello che vuole lui solo. Li ama quando lo fanno sentire importante. Anzi, li ama proprio perché lo fanno sentire importante. Non lo contraddicono mai e sono sempre pronti. Li ama perché ogni giorno se ne aggiungono di più. E ciascuno di loro ne porta altri di nuovi. Silvio li ama quando pensa a loro. Non riesce realmente a pensarli tutti insieme, sono davvero tantissimi, ma realizzare nella sua mente una qualche immagine – seppur vaga – della loro enorme quantità lo fa sentire bene, gli scalda il cuore, lo solleva da terra di qualche centimetro. Sono davvero tanti. E sono tutti suoi, di nessun altro, tutti suoi. Può farne quello che vuole. Ed è quello che fa almeno in tre modi diversi:
a) alcuni li usa per ottenerne altri
b) altri li usa per consolidare la sua posizione
c) altri ancora per togliere di mezzo eventuali ostacoli alla realizzazione dei primi due punti.
Ci sono momenti che si commuove a pensare a quando erano meno, quando lui era ancora agli inizi e le cose parevano più difficili. Bisognava contare su ognuno di loro, crederci davvero. E questo aveva fatto. Silvio li ama quando li tiene in pugno. Li ama uno ad uno e tutti insieme. Li ama quando vede qualcuno che ne ha di meno. Li ama quando li guarda riposare. Li ama quando gli ricordano quanti ne ha. Li ama sempre.
Silvio ama i soldi.

Relitti dal tempo profondo

Raccolgo frasi rotte
e chi le aggiusterà?
Perline malridotte,
memorie d'antichità.

Pregiate secrezioni
o ciance da molluschi:
son semplici questioni,
ce n'è per tutti i gusti.

Nel ritmo dell'oceano
le plasma la marea,
da sole non si creano.
Lei niente e tutto crea.

Ritorno dal silenzio –
faccia da palombaro –
perciò dico e sentenzio
che l'alga è un bene raro.

In fondo al tempo cerco
parole e false e vere,
distinguo e ancor ricerco
le loro lingue nere.

Saranno un finto tesoro
frutto di vanità,
ma almeno una di loro
è figlia di verità.

Piccoli Annunci: compro - vendo

Vendo la luna al miglior offerente!
Non c'è trucco, non costa niente!

(N.B. spese di consegna a carico dell'acquirente)

Così tutti perdiamo

Inabili a tradurre
le distanze fra noi,
a chi ci affidiamo?
Ciascuno a sé stesso.

Chi vive solo in sé
è ombra che crede
di non esser figlia,
come l'altre, del sole.

Così tutti perdiamo.

Dovere d'informazione: illuminare gli angoli bui


Due avvenimenti di ieri, intrecciati fra loro, mi hanno fatto sorgere una riflessione che volevo condividere.
Da una parte lo strisciante, menzognero e spregevole spot pseudo-governativo offerto all'interno della trasmissione di Rete4 "Forum" condotta da Rita dalla Chiesa, con la finta terremotata che declama le lodi di Silvio B. e Guido B. mentendo spudoratamente e le reazioni che ha suscitato.
Dall'altra un fatto meno noto, la bufala dell'Emendamento 17o7 (pseudo-giornalisticamente definito "salva-pedofili").

In entrambi i casi ho visto moltiplicarsi i link, i "condividi", gli "I like" e i commenti con una velocità impressionante, che è la caratteristica dei nuovi media.

Il sito di "Forum", la pagina Facebook dedicata alla trasmissione sono state sommerse in poche ore da uno tsunami di richieste di scuse, dimissioni, pubblici (sacrosanti) mea culpa. Lo smascheramento è avvenuto in tempo reale: ormai non è possibile dire una bugia impunemente su nessun mezzo di comunicazione, il controllo è troppo capillare e serrato.
Quelli di "Forum" sono addirittura costretti a disattivare il servizio "scrivi a Rita" per la caterva di accuse che piovono (giustamente) addosso al programma e alla sua conduttrice.

La rete come nuovo, indipendente e libero cane da guardia di ogni potere? Parrebbe...

Poi mi imbatto nel link al famigerato Emendamento 1707.
Da qualche per fenomeni del genere mi mettono sul chi va là (mail che accusano i parlamentari di ritoccarsi lo stipendio con cadenza mensile o più semplicemente catene di S. Antonio per la bimba incurabile, poesie strappalacrime per le quali il tal fondo contro la tal malattia monitora il numero di mail e dona centesimi a pioggia).
Ma proprio grazie alla rete è più facile illuminare gli angoli bui. Basta un motore di ricerca, un servizio antibufala. Ci si mette 3 secondi, basta fermarsi quell'attimo e dire: "aspetta, chi mi dice la tal cosa e perchè? Voglio credergli a scatola chiusa?"

Insomma, questa mi pare la chiave di volta. Non accontentarsi mai della pappa pronta, del link facile da condividere, dell'indignazione repentina e travolgente. Leggere e verificare.
E' questione di un attimo e tutti se ne giovano. Così il web diventa realmente uno strumento intelligente e si evita d'un balzo l'allarmismo di tutti quei barbogi che dicono che su internet il controllo non è possibile e l'autorialità e la credibilità vanno perse.
Il controllo è sempre possibile, basta metterci l'attenzione e la testa.

In particolare è un atteggiamento che dovremmo recuperare noi italiani nella nostra quotidianità. La presenza e la coscienza intellettuale, il "non delegare" sono elementi essenziali di una cittadinanza attiva e partecipe.

Il fiore ha perso la sua bellezza

Il fiore ha perso la sua bellezza
e il mistero,
si rende necessario un esorcismo.
Tutto affiora
da un silenzio che non esiste,
mettiamo più sforzo nel nascondere quel che facciamo
che nel farlo -
Svegliarsi dieci o vent'anni fa
in un silenzio che non esiste -
Tu mi verrai a dire
che non c'è più nulla da fare,
sono altri i tempi
che dobbiamo aspettare.

Insegnare alle zebre ad abbaiare


Hai detto: la primavera mi fa paura, e io ti ho invitata a scrivere una poesia (cosa che non hai fatto). Poi, malato di letteratura, ho ripescato il reminder del tuo slancio poetio. Eliot, addirittura. Vabbè, sì, lui parla solo di Aprile, ma il parallelismo è uguale. L'inverno ti tenne al caldo. Quando te l'ho mostrato non hai letto con molta attenzione.
A me fa molto più paura l'autunno, che nutre le speranze con le foglie che cadono dagli alberi, le indora tutte e mi fotte sempre. Che bastardo. Quindi io avrei pensato a Celan.
Allora penso che forse hai un sesto senso, una sensualità invasata. Allora forse è per questo che ho voglia di baciarti, perchè sei divertente. Ascolto i tuoi deliri, esaspero le tue cretinate finchè non ne sono nauseato, come quando mangi troppa cioccolata. Finchè non mi sento ebete e tu mi piaci, mi piaci, mi piaci più del tiramisù.
Ecco, ad esempio, cioè, facciamo esempi che non esempiano nulla, spostiamo la nostra attenzione, distraiamoci per non bruciare tutto e subito. Cioè, ecco, secondo me, non so se mi sono spiegato... cioè, non so se si è capito, forse volevo dire che... s'è capito? E, dimmi... Quale sarà la tua prossima missione? Insegnare alle zebre ad abbaiare?

Tandava



Mai lasciarsi spaventare dalla parola

FINE.

Solo vorrei tanto il mio personal Shiva che balli Tandava, la danza che scuote il mondo, un rito che celebri la degenerazione della razza umana.
Che scuota le delusioni, le pigrizie.
Che scuota, che devasti.

Your own personal Shiva
Someone to hear your prayers
Someone who cares

Your own personal Shiva
Someone to dance Tandava
Someone who's there

Reach out and touch faith.

Che sia sempre più difficile classificarmi, ma avrò pure il diritto di ridere, no?
And at the end realize that nobody know if it really happened.

FINE.

Del Fuoco


Ora?
domenica 6 febbraio alle ore 18.30 - 20 febbraio alle ore 18.00
Luogo?Fondazione San Domenico
Verdelli 6, Crema
Cosa?
All'interno della mostra 'Da storia nasce cosa' presso l'ex monastero di San Domenico a Crema verrà presentata la nuova videoinstallazione di Ubikteatro, dal titolo 'Del Fuoco'.

La mostra, curata da Arianna Carcano, racconta attraverso le opere esposte la storia del monastero, ex sede dell'Inquisizione e ora, dopo molte metamorfosi, teatro.

L'inaugurazione avrà luogo Domenica 6 Febbraio 2011 alle 18:30 e la mostra rimane aperta fino al 20 Febbraio. Ingresso gratuito dal lunedì alla domenica con orario 10-12 e 16-19.

Per informazioni, foto e trailer: http://www.ubikteatro.com/ubikteatro/home.html

Se ci sei, batti un colpo.


Ti vorrei fare un regalo ma non riesco a capire di cosa hai bisogno.

Ma tu sei integro? Centrato in te, presente? Non ti capita che quando stai con una certa persona, questa si prende un po' di te e se la tiene, e tu devi faticare poi per giorni per recuperarla e ritornare intero ed equilibrato?

Non provo una cosa del genere per qualcuno da un sacco di tempo. Bella e terribile nello stesso istante. Non fa star bene, ma ti dà la sicurezza di esserci: squilibratamente, ma ci sei. Se ci sei, batti un colpo. E da lì riparti.

Io so bene che mi capita proprio questo, però ogni volta penso di aver raggiunto l'imperturbabilità assoluta. E invece continua a capitare. So ciò che devo fare. E tu?

Io sono alla ricerca, bendisposto agli influssi dell'universo.

Usus/Usures



Rapporti fra utenti e materiali, superfici e corpi mobili, spazi tangibili.
Curare la manutenzione delle superfici o mantenere gli spazi in buono stato significa capire quotidianamente il modo in cui i corpi si sfregano contro i materiali lasciandovi la loro impronta.
I materiali attraversano varie fasi nel corso della loro vita, consideriamone una in particolare: quella con cui il materiale è soggetto all'uso. In quanto superficie esposta, il materiale si trasforma gradualmente durante l'uso per effetto di depositi, impronte, graffi e altre tracce d'usura, deve confrontarsi ormai con gli usi e gli utenti che lo segnano e lo plasmano in profondità.
Il materiale di costruzione e le tracce di usura che vi si aggiungono nel corso del tempo, rappresentano un tutt'uno inscindibile. Un materiale esposto all'uso ne porta inevitabilmente le tracce, e come tale bisognerebbe pensarlo.
Gestire l'usura significa lavorare con le tolleranze: quella del materiale (la sua capacità di assorbire le modifiche) e quella degli utenti (la loro capacità di accettare l'usura).
Interrogarsi sul suo livello di tolleranza dell'usura, sentire la fusione tra il materiale e le tracce d'usura che esso reca; viverne l'esperienza.
Un materiale condannato a portare le tracce del suo uso.
Il mio corpo è la mia casa.

Il testo è una rielaborazione dalla presentazione di questo padiglione - Rotor
Molto interessante: spazi e corpi e materia e architetture: Francesca Woodman
Foto di Vetto