Un invito per chi si trovasse a passare in zona

Si inaugura domani sera ore 20.30


Codroipo 1950 – Oggi
Trasformazioni del paesaggio urbano
Mostra fotografica


Sala conferenze
Civica Biblioteca G. Pressacco
Codroipo -UD-
tutti i giorni dal lunedì al sabato
dal 28 marzo al 28 aprile


Nel mezzo della pianura friulana c'è un comune che dal secondo dopoguerra in poi ha conosciuto profonde trasformazioni.
Attraverso il progetto “C'era una volta” quest'anno alla seconda edizione si ripercorrono le vie e le strade che portano all'oggi, andando a recuperare frammenti (grandi, ma alle volte anche minimi) dell'identità collettiva della comunità.
Questa mostra fotografica presenta una selezione di documenti fotografici, tratti dall'archivio Fotografico Michelotto, che partendo dagli anni '50 mettono a confronto alcuni luoghi e scorci del centro codroipese in vari periodi cronologici fino ad arrivare all'oggi.
Presentando un periodo così lungo ed importante della nostra storia condensato in alcune immagini emblema si cerca di dare una dimensione concreta alle trasformazioni avvenute, che spesso, per quelli che sono i ritmi del vivere quotidiano, non vengono notate, si smarriscono nel mare magnum della storia.
Alle foto di archivio si affianca una parte contemporanea ad opera del giovane gruppo fotografico Linfae. L'accostamento riproietta la storia nell'oggi.
Codroipo è in crescita, lo si vede girando per le strade e parlando con la gente. Siamo in un momento di passaggio dal pensarsi come città al vivere come città.
Codroipo (dal latino Quadruvium) è da secoli crocevia di genti ed idee. Comune vitale e ricco di potenzialità non solo economiche ma anche artistiche ed intellettuali, meritevoli di ottenere la giusta attenzione.

In questo enorme tutto

In questo enorme tutto
non sento differenza
fra me e le cose

Tutto contemporaneamente
cerca canali per manifestarsi

Ora
(perchè non potrebbe essere altrimenti)
le perle si sciolgono
alla fiamma della Storia
si fondono in una sola, unica,
priva di dimensione.

The Canterville Ghost

Centro Culturale Boldù
VeneziaVenerdì 21 marzo
ore 21

Ubik presenta
Il Fantasma di Canterville
da O. Wilde

Regia: Francesca Sarah Toich
Regia audio: Andrea Santini
Voci: Francesca Sarah Toich, Lele Piovene, Giacomo Santrevi
Coreografie: Ilaria Pasqualetto, Matteo Momentè
Allestimenti: Ilaria Pasqualetto

Un'antica e solida famiglia britannica in procinto di vendere la dimora avita ad una famiglia di americani rampanti, borghesi e arroganti.Un nobile fantasma europeo, spaventoso quanto disgraziato.Una metafora sull'inesorabile sopravvento della cultura del Nuovo Mondo sulle abitudini, le consuetudini e i costumi del Vecchio."Il fantasma di Canterville" una delle opere più incomprese di Oscar Wilde, viene a tutt'oggi introdotta nelle raccolte per ragazzi assieme alle altre favole da lui scritte per i suoi due figli. Non è una favola, o se mai lo è, è una favola nera, un piccolo intrigo, un bluff sapiente e misurato tramato ai danni degli ascoltatori. Racconto fantastico, favola nera, testo di potente atmosfera gotica o satira mondana-sociale che sia, questo racconto incanta e strega, fa sorridere e riflettere. Chi intende il simbolo, lo intende a suo rischio e pericolo.

Non solo un concerto, non solo un reading. Radiodrammi Live è un'esperienza sonora che mette insieme l'interpretazione attoriale dal vivo e un dj set alla ricerca di una forma nuova in cui si incrocino stili musicali differenti (elettronica, classica, tecno...) e un uso sperimentale della voce umana (dizione/disarticolazione, canto, rumore e suono) per suscitare emozioni, raccontare storie, creare una messinscena frutto della fusione di parola e suono.Il repertorio di Radiodrammi Live comprende racconti poetici e non di Wilde, Rimbaud, Poe, Lafourge.

Perchè un Urano è un Crono è uno Zeus


Il tempo è fermo
eppure i padri continuano ad uccidere i figli
ed i figli continuano ad uccidere i padri
in finte rivoluzioni

Era il '68 e Urano non regnava più dopo esser stato deposto dal figlio. Era stato evirato da Crono sull'onda della rivoluzione.Ora regnava il figlio.
Ben sistemato in cima al Mondo era iniziata una nuova era, instaurato un nuovo governo, bilanciato un nuovo equilibrio.
Passarono gli anni, i mesi, i giorni e chissà come, a Crono venne in mente che quello che era accaduto a suo padre (oh, bella, per mano sua!) avrebbe anche potuto accadere a lui. Che sventura! Soccombere un giorno per mano del proprio figliolo!? Per quanto potente egli fosse!?
Dunque, perchè il suo regno del Figlio non corresse il pericolo di crollare per mano di un figlio era necessario correre ai ripari! Necessarissimo!
Però, c'era un però... Di rinunciare ai piaceri che Rea, sua moglie, sapeva procurargli non se ne parlava: non era certo lui a dover patire per questa incresciosa situazione! Allora Crono capì. Non c'era altra soluzione: il nuovo figlio non doveva veder la luce.
Tutti quelli che Rea partoriva, Crono li attendeva a bocca spalancata, perchè vedessero solo il buio delle sue budella. Crono divorava i suoi figli, ne faceva indigestione!
Ma l'ultimo, Zeus, Rea non lo voleva perdere. Quando partorì il piccolo, avvolse al suo posto una grossa pietra nelle fasce, la pose fra le mani del sovrano per eccellenza, il figlio del Cielo, il primo re degli dei; e quegli la tragugiò nel suo stomaco! Infelice! Non previde nell'animo suo che più tardi, scambiato con la pietra sarebbe vissuto suo figlio, invincibile e senza compassione, come tutti i figli, i quali ben presto sconfiggono i padri con la forza del loro braccio, li strappano al loro orrore regale, per regnare fra gli immortali.
Crono è vecchio (anche se non lo sa); una pietra al posto di Zeus e lui non se accorge nemmeno!
Rea prese il piccino e lo nascose con le sue mani in una spelonca a Creta. E Zeus crebbe.
Sarà stato quello il momento? Era il '77? Il '78? O forse l'89? Non so. Fatto sta che Zeus salì al padre per costringerlo a vomitare i suoi fratelli. Ed eccoli lì in tutto il loro splendore! Appena, appena corrosi dagli acidi della digestione: i Titani (forse solo Oceano un po' verde di bile).
Poi: dieci anni di scalata all'Olimpo, per comprar tutte le azioni e di Urano non restano che le briciole, disperse nel vento. Nessuno le ricorderà più domani.
Ora Zeus è genitore, ma non ha dimenticato l'esempio di suo padre. Ad ognuno ha dato un lavorio da espletare: ad Atena la cultura, ad Ermes il commercio, ad Apollo la religione, alle Muse (in numero di nove) le Arti, a Dioniso il tempo libero. A ciascuno ha affidato qualcosa (tanto per fargli credere d'essere importante).
E i Titani dissidenti? All'inferno, oppositori illiberali!
Perchè un Urano è un Crono è uno Zeus.

L'ultimo varietà

Mi prenda in giro chi vuole, ma a me piaceva tanto il varietà. La mia generazione è stata forse l'ultima che ne ha potuto godere (probabilmente non se n'è resa conto). Il varietà: quello vero. Quello in cui capisci subito che dietro c'è un'idea forte, sensata; che per farlo c'è voluto del lavoro duro, perchè tutto è curato fin nel particolare. E non sono serviti venti autori incapaci che in un quarto d'ora hanno scritto quattro ore di un'assurda minestrina allungata.
Oggi l'unico supersiste di questo genere (ahimè, bisogna ammetterlo!) ce lo offre la televisione commerciale (che con la sua distorta concorrenza al ribasso nella caccia degli ascolti, è la sicura causa della sua stessa scomparsa): la Corrida! (una volta, purtroppo, di Corrado)
Dite quello che vi pare, ma non esiste un programma che gli stia alla pari. Orchestra dal vivo, corpo di ballo, tutto in diretta, dieci concorrenti per dieci esibizioni, le telefonate da casa. Certo, non mancano gli elementi trash e scadenti. Ma si tratta di elementi comunque funzionali allo spirito stesso del programma. L'idea è proprio quella del dilettantismo sfrenato, sin dal sottotilo (dilettanti allo sbaraglio). Ma si tratta di un'idea forte, alla quale non serve sovrapporre nessuna patinatura allettante. E' vincente in sé, sempre fresca, genuina. Opposta all'artificiosità dei vari reality.
Chi va alla Corrida non vuole diventare scioccamente famoso; la partecipazione non è vissuta come la porta per il successo, perchè non può, ne vuole, esserlo. Alla Corrida ci va innanzitutto chi è convinto di saper fare qualcosa, chi vuol dire qualcosa di sé in un momento a tante persone (magari dopo una vita di fatiche), chi vuole togliersi la soddisfazione sacrosanta di esserci stato, perchè era il suo sogno da sempre. O ci trovi il matto del paese; che comunque è sempre bello vederne qualcuno vero oggi che ce ne sono troppi finti. Tutti veri, belli, con le rughe.
Forse ora sono diventato come quei critici di sinistra che osannano le commediole scollacciate degli anni '70, ma nella Corrida rivedo molto più l'Italia, di quanto riesca a farlo in tutti gli altri programmi; fatta di gente semplice, sulla quale si può contare, magari stonata, ma che ci crede. A volte ci fa bene ricordarci che siamo così per uscire dai problemi che ci creaimo da soli.

All'esame

L'unica conoscenza che si possa
pensare reale passa dal corpo
attraverso il fare
Mi chiedo come possiate parlare
senza sentire mai l'acido lattico
nei muscoli dopo una lunga corsa
la fatica che cerca un'intonazione
il lampo breve dell'illuminazione
che risolve tutto
Fermi ad invadere di parole una stanza
dissanguate le vostre
penne infastidite
convinti di regolare la pratica
Come potete regolare la vita?
Lo sberleffo è per voi