Imboscata intellettuale


La classica, estenuante attesa domenicale di non si sa che cosa. Forse che la settimana di nuovo ricominci. Forse che la serata porti una novità rispetto al solito (poi è sempre la settimana a ricominciare. Per questo non vorrei mai andare a dormire la domenica sera. Ma intanto uno aspetta).
Non prendo il treno per Udine da almeno quattro anni.
E' inverno e alle 18.39 è già buio pesto. Per fortuna. Così non posso vedere nulla di quello che sarà sicuramente cambiato nel paesaggio là fuori. In tutto questo buio non posso vedere ciò che è fuori, ciò che è fuori non può vedere me. Non può vedere quanto sono cambiato. Quanto sono diventato più cattivo, più falso di quanto non sia mai stato. Tutto deve cambiare.
E poi la domenica sera sembra che tutti facciano più cose di me e meglio di me. Una specie di imboscata intellettuale. Tutti vedono le cose più chiaramente di me, che cerco di risolvere i problemi ad alta voce. Arriva la fine della settimana e mi sento sfiduciato, perchè mi rendo conto di non aver fatto nulla, o poco. E quel poco che ho fatto è inutile o peggio superfluo. Solo dispendio di energia senza scopo che non migliora me e nemmeno gli altri. Insomma: oggi è domenica sera.
Soffro per la troppa chiarezza. Non riesco a capire se la vita genera o elimina gli spazi bianchi. E ho bisogno di essere più concreto nelle relazioni: perchè vivo tutto in maniera così maledettamente idealistica?
Frasi che non si fanno scrivere. Parole che vorrei scrivere e non escono. Eppure sono qua, le sento sbatacchiarmi dentro il cervello.
Mi guardo riflesso nelle cose e vedo tutti i miei difetti ingigantiti.

Photo Credit: Silvana (away) via Compfight cc

Non torneremo più in Italia

UN DIBATTITO SULLE ARTI? “Il grande freddo” di Alberto Grifi. Legato al dada. L'arte è la vita vera, la vita vera è l'arte. L'arte oggi è: pago una cosa per vederla e me ne torno a casa mia. Ma l'arte deve essere evasione. Cosa dicono gli artisti? E cosa capisce la gente? La gente concepisce l'arte attraverso una visione ferma all'Ottocento, all'oggetto artistico tangibile. Oggi il mercato costringe l'arte a muoversi sull'idea, a vendere le idee, non più il tangibile.

Non dovrebbe esistere arte per arte, ma arte che agisce, che cambia la realtà, che provoca qualcosa. Due voci. La gente conosce le immagini ma ne ignora il significato profondo. La gente comune ha modo di conoscere solo l'arte deformata che gli viene somministrata dai media. Siamo nel mercato. E' come l'aria. La vedi? No. Ma la respiri comunque e non puoi farci nulla. Quindi? Agire sul linguaggio per scardinare il quotidiano. Cosa fare per coinvolgere la gente? Per scuotere gli animi? Una lettera agli italiani! Lavorare sul linguaggio nella testa delle persone. Siamo nel mercato. MERCATO = ARIA Perchè non corteggiare un tronista? O andare ad Amici? O entrare al Grande Fratello? E da dentro – attraverso il loro stesso linguaggio – agire sui media. Farli propri per i propri fini. Parlare come loro, facendo credere di dire quello che si dice, in realtà dire tutt'altro.

L'altra voce. Ma affidarsi a loro, infilarsi nel mercato è venirne tritati. Essere visti come attraverso una lente deformante. Il proprio messaggio snaturato e perso. Non si farà mai capire alla gente che la nostra protesta è giusta passando dai media.

Invece? Fermare le vecchiette e spiegare come stanno le cose. L'arte dei saperi. Il rapporto non può più essere mediato. Deve essere diretto, tangibile e reale. Concreto. Partire dal basso, con poco. E lottare. Senza scoraggiarsi mai. O non torneremo più in Italia. Donare i mezzi per apprezzare l'arte vera. Onorare chi la propone.

Informare e informarsi. Perchè conoscere è la nostra unica salvezza.