Lasciami pensare a qualcosa che non sia tu


Lasciami pensare a qualcosa che non sia tu
Lasciami svagare in un sogno che non sia tu
Lasciami scrivere due parole che non siano i tuoi occhi

Cosa faremo ora non ne ho idea
Perchè nessuno era pronto all'ondata

Photo Credit: Nathalie Le Bris via Compfight cc 

Teoria e Pratica

Un dissidio che non sarebbero di certo stati loro a poter ricomporre. Teoria e pratica. Opposti nella maniera più definitiva dopo un periodo iniziale in cui parevano completarsi a vicenda. Lo scollamento avviene in maniera irreparabile ed impercettibilmente, con una lentezza che non ti lascia il tempo di reagire, di allontanarti a sufficienza per non essere sfregiato dalle schegge dei sogni infranti. Una mattina ti svegli e non hai più il tempo, la voglia di metterti davanti al tuo libro a ripassare la lezione. Preferisci di gran lunga smontare il tostapane e scoprire com'è. Magari per impiantare la tua ditta di riparazioni. O insomma, per fare qualcosa che ti faccia sentire il peso del reale che ti sta attorno. Perché con lo zucchero filato si prendono delle grandi indigestioni.
Teoria e Pratica erano convinti di potersi conciliare. Non vedevano sulla distanza. Erano convinti che fosse sufficiente essere com'erano sempre stati. Ma le prospettive - spostandosi entrambi continuamente - erano diverse. Due strade che si divaricavano. A forza di biforcarsi non si sentivano neanche più tanto bene ed erano costretti ad urlare per fare anche la più piccola discussione. Col problema che anche facendo così non si capivano.
Puntavano a traguardi diversi ormai.

Leggo ad alta voce


Leggendo una poesia. Mi ha colpito con tutto il suo fascino l'idea della contemporanei di tutte le cose.
Ogni parola ha senso solo nel momento in cui viene letta, solo in quel momento preciso acquista un'esistenza, come se venisse scritta in quel momento stesso.
Scrittura, lettura, azione, essere avvengono nello stesso istante e nello stesso istante continuano a perpetuarsi per l'eternità.
Leggere a voce alta è necessario; ci porta più vicini a questa piccola verità se ci facciamo guidare dal suono della nostra voce. E' come andare alla ricerca delle parole, crearle, scoprirle nel momento in cui divengono suono e significante e significato.
Come divenire anche noi scrittori in quello stesso momento, assieme al poeta.

Mi sento un pesciolino

Mi sento un pesciolino,
un pesciolino in testa,
rosso e indifeso
come quel bambino che
vorrei essere: amico d'animali e
umani allo stesso uguale modo,
aperto a tutto, forte, coraggioso.
Mi chiedo cosa pensano i bambini
quelli piccoli, dico,
che non sanno parlare
ma compongono il loro epos di pace.
Il mio corpo, che già
(ora che dico ora)
so non esserci più,
è ancora il mio corpo di bambino?

Digitale, troppo digitale


All'inizio degli anni '90, mentre erano già impegnati ad espandere il codice per creare un software di animazione umana di utilizzo generale (che sarebbe diventato poi Character Studio) Susan Amkraut e Michael Girard si trovarono di fronte un problema. Compresero che un difetto del loro software era che spesso le figure si muovevano fin troppo bene. I piccoli errori e le esitazioni che conferiscono ai movimenti reali il loro carattere individuale e irripetibile andavano perduti. Pensarono dunque che se avessero potuto campionare dei movimenti reali come materiale grezzo sul quale il programma potesse lavorare, avrebbero potuto riunire il meglio dei due mondi. Avrebbero potuto insegnare al programma ad essere più umano. Cominciarono così ad interessarsi alla motion capture, una tecnologia che dal tempo delle sue origini, con gli esperimenti di Jules-Etienne Marey nella seconda metà del XIX secolo aveva fatto passi da gigante.
Il Motion Flow Editor che svilupparono durante il progetto dello spettacolo Hand-Drawn Spaces di Merce Cunningham (che sarebbe poi stato impiegato anche in Biped) umanizzava i gesti che riusciva a creare.

La poesia vi somiglierà












Si è scritto da solo? Disegnato da solo? In tutta la sua policromia?
Eppure è comparso in un opplà fra i miei appunti sparsi. Prima non c'era. Adesso sì.
Ed è strano questo deragliamento infantilista. O meglio, non strano. Inaspettato.
Ecco, sì, inaspettato. Eppure è lì.
Voglio dire, nemmeno sono innamorato in questo periodo e me ne vengo fuori con i fiori?
Chissà quando l'ho fatto poi... ero al telefono? ...disegno automatico. Infantile ed automatico. Molto apprezzato dai dadaisti. O dai surrealisti. Credo.

Frammenti da altre storie

(Foto: courtesy Laura Moretuzzo)

E' tutto scritto sul retro di un appunto per la bibliografia della mia tesi. Addirittura due versioni. Una corta e l'altra più lunga. Quella più lunga è odiosa, perchè - come accade ogni volta - ho esagerato, mi sono fatto prendere la mano e sono andato giù duro con la retorica. Parlo di cadute, di riconquiste...
Ero venuto a trovarti a Trieste. Non ricordo cosa io abbia fatto per disperarmi così. Ogni problema sembra una montagna visto da vicino. Poi ti allontani e puoi anche ridere. E' questione di prospettiva. In realtà di montagne sempre si tratta.
Ora qualche sassolino da quella montagna è arrivato fino a me, oggi, consumato dal tempo. Sono solo cinque versi. Più sotto sta la tua risposta.

E' tutto così strano
non dirti che ti amo.
Sentire bugie uscirmi di bocca.
Farti capire quanto sei importante
non è mai stato così difficile.