Mistero contadino



A partire da queste tematiche ho sviluppato anche l'articolo Per una Chiesa aperta. Da Pasolini, attraverso Pressacco fino a papa Bergoglio: alcuni spunti per la Chiesa contemporanea apparso su “La Panarie” (dicembre 2013) ed ora disponibile sul sito dell'Associazione don Gilberto Pressacco.



Recensioni


[...] Anche se non ha stretta relazione con il teatro, vale la pena segnalare in questo contesto un altro studio di ambito friulano, che mette in relazione due importanti figure: Mistero contadino. Tracce pasoliniane nelle ricerche di don Gilberto Pressacco di Giacomo Trevisan (Forum; pp. 182; euro 15). Se l'accostamento di Pasolini con il sacerdote musicologo può sembrare di primo acchito un po' ardito, la lettura di questo volume spalanca suggestioni davvero stimolanti. Non solo perché Pressacco, di vent'anni più giovane, è stato un attento lettore di Pasolini, ma soprattutto perché entrambi insistono su aree concettuali che l'autore mette in evidenza con precisione e alcune intriganti intuizioni. "Profeti contro se stessi" li definisce Trevisan, che va a recuperare alcuni percorsi comuni, che dimostrano, come l'autore ricorda, che l'ateo Pasolini e il religioso Pressacco erano in realtà uniti in una comune ricerca di senso e in una comune capacità di analisi "poetica" della realtà friulana (e non solo). E così, l'indagine comune sul "mistero contadino" (spiazzante l'interpretazione linguistica dei celebri versi pasoliniani sulla fontana di Casarsa o la lettura "asinina" della Religione del mio tempo, sull'autonomismo friulano e soprattutto sulle "lingue del corpo" che entrambi gli intellettuali avevano sondato, e cioè la danza e il canto, rivela un dialogo a distanza ("in assenza", scrive Angela Felice nella prefazione) che potenzia la portata dell'uno e dell'altro, nella loro autonomia ma anche nella loro condivisione di acutissime "antenne" epistemologiche del reale.
(Stefano Casi)
Dalla newsletter Il Suggeritore (n. 137 - maggio 2013) - Teatri di Vita (Bo)
 
Recensione del prof. Silvio Montaguti su "Il Ponte", aprile 2013

L'intervista e il commento del prof. Remo Cacitti al volume sul Messaggero Veneto del 13 febbraio 2013

Il volume ripercorre le ricerche storiche, musicali e teologiche di Pressacco, svelando la sorprendente ragnatela di sintonie che le legano all'opera di Pier Paolo Pasolini.
Pasolini già dalla fine degli anni '50 aveva lanciato l'allarme sulla perdita del senso del sacro, che è inevitabilmente perdita di senso per la vita. Lo stesso “allarme” era sentito da Pressacco, conscio che lo smarrirsi del sacro nella società contemporanea non è riducibile ad “un'emorragia di fedeli” o alla perdita di potere da parte della Chiesa, ma ben più gravemente, significa lo smarrimento del significato stesso di “essere umano” e della sacralità di ogni vita, del suo valore.
Il carattere universale di questo “mistero” e la lezione “contadina” che ne deriva sulla ciclicità dell'esistenza, tramano la ricerca del sacro che ha alimentato prima lo sguardo poetico di Pasolini e poi il vertiginoso scavo nelle origini condotto da Pressacco. Da angolazioni diverse ma convergenti, queste due intelligenze non conformi illuminano un Friuli diverso, in cui palpitano i corpi, la lingua, la danza e il canto di una terra antica e sacra.
da Il Gazzettino del 22 febbraio 2013

1 commento:

agricolo ha detto...

La Terra e' sacra. Da sempre l'uomo la considera Madre ma questi ultimi decenni hanno visto la sua dissacrazione, il sacrilegio perpetrato in nome del progresso,del profitto.Di questo rito dissacrante Pontefici Massimi sono stati quanti hanno insegnato a violarla in forma scientifica senza dubbi ne ripensamenti.La loro ipocrisia a reputarsi cristiani è vomitevole ed è il massimo esempio,in negativo,di come NON deve comportarsi l'uomo nei confronti di una Madre che, seppur violata,rimane ancora amorevole.Ecco perchè,fallita la mia generazione, rimane a voi il compito di riscattarla da questa umiliazione che ci sta uccidendo nel corpo, nell'anima e nello spirito. Auguri Giacomo. Il passato l'avevi di fronte a te mentre il futuro ce l'hai dentro.