Se il tempo è tutto uguale

Non solo non ci sono più tempi diversi,
ma non ci sono più attese, rituali, cicli.
Chi sa quali sono le feste cristiane?
E quelle ebraiche o  mussulmane?
Chi sa quando vanno piantate le mele?
Quando vanno raccolte le arance?
Ha ancora significato l'espressione "frutta di stagione"?
Sai che festa celebreremo domani?

Manifesto I

Siamo arrabbiati, siamo indignati, ci lamentiamo
di tutto quello che non va (al solito, non va mai bene niente).
C'è chi vuole fare la Rivoluzione,
ma non sa neanche da dove cominciare
per mettere la firma sul modulo di adesione.
E poi, quando all'improvviso
si materializza fra le mani la tua Possibilità... non sai che fare!

Resistete alla tentazione di diventare borghesi (= consumatori ciechi)
prima ancora di aver provato l'emozione di essere umani.
E' sbagliato affollare i centri commerciali la domenica!

Non credete a quelli che vi dicono
che tanto non cambia nulla o che
è più facile associarsi all'idea degli altri.
Dite le vostre idee
e non vi spaventate quando per attuarle
vi verranno a presentare il conto.
Vi chiederanno dei sacrifici
questo dovete saperlo.

Per trent'anni ci hanno rimbambito, cioè ci hanno trattati come bambini.
Ci hanno fatto diventare incapaci
di pensare a noi stessi e
ci hanno tolto anche il solo vago sospetto di saperlo fare.
Tutto va bene così com'è,
è sempre andato e sempre andrà,
perché tutti fanno così.

Ad esprimere se stessi si ha paura.
A parlare di altro da sé non ci hanno lasciati preparare.

Ma io ho visto degli occhi lucenti, curiosi.
E so che da quest'epoca soffice
di rumori attutiti ci si può svegliare.
Rimbocchiamoci le maniche, studiamo.

La Lega non ti abbandona


Stamattina passeggiando per la mia città sono passato davanti alla sede locale della Lega Nord e appeso sulla porta c'era lo storico manifesto che vedete qua sopra. Si tratta di uno dei manifesti "standard" del partito, un grande classico, un evergreen della comunicazione. La lega è dalla parte del Popolo, dalla parte di chi è in difficoltà; ti sta vicino proprio quando ne hai più bisogno, non si dimentica delle esigenze anche del suo elettore più umile. Siamo ad un passo da evocazioni evangeliche.

Lo slogan suonava bene fino a venti giorni fa. Oggi che sappiamo suona surreale; si è trasformata in una frase di conforto ad un amico in difficoltà: "Non ti scoraggiare Umberto, noi militanti non ti abbandoniamo, siamo pur sempre con te." Completamente stridente rispetto al contesto 'Italia' di questi giorni. Diventa quasi inutile infierire. Nel "sistema Italia-statomafia" ci sono ormai TUTTI i partiti.

Ma la mia vuole essere una considerazione semantica, legata al contesto. Stessa immagine (anche questa ormai da tempo distante dalla realtà dell'uomo Umberto Bossi), stesse parole; effetto contrario e devastante rispetto agli scopi previsti. Verrebbe quasi da sorridere. Ah, ah.

P.S. Quello che consiglio ai militanti della sezione di partito in questione (ammesso che mi leggano) è di rimuovere il manifesto, ci fanno più bella figura.

Non chiamiamolo calcio


Ieri, l'avrete sentito e forse visto, è morto in campo il calciatore Piermario Morosini. E' chiaro che si tratta di una tragedia. Ed è altrettanto chiaro che la Figc ha fatto benissimo a sospendere tutti i campionati.
Ebbene, io ho sentito con queste orecchie più di una persona affermare che "Vabbè, ma dopotutto cosa hanno fermato le partite a fare, cosa cambia? Potevano giocare lo stesso, no?". Sui blog leggo le affermazioni di alcuni tifosi convinti che  dopotutto anche Morosini stesso avrebbe voluto che lo spettacolo andasse avanti ("the show must go on"), visto che lui il calcio lo amava tanto. Ma lui amava il calcio, che è uno sport; uno sport che come tutti gli sport insegna per prima cosa il rispetto, il sacrificio, il lavoro duro.
Sono convinto che il rispetto comprenda anche il fatto di fermarsi di fronte alla morte. Magari riflettere (ma non voglio chiedere troppo).
E' evidente che ormai per il calcio non si può più parlare di sport. E' tutto un grande spettacolo dove a contare sono solo i soldi: chiamiamolo con un altro nome; anzi, vi propongo di inventarlo, a me viene solamente "solcio" (soldi+calcio) (anche se la bruttezza del suono fa pensare a qualcosa di veramente orribile, come il calcio attuale).
Che il calcio sia finito sono gli stessi tifosi ad affermarlo con le loro parole e le loro azioni; magari quelli che comprano fissi, ogni giorno, la Gazzetta dello Sport, il giornale più inutile che esista.
Ma che ve ne frega di vedere ragazzotti strapagati che fingono di giocare uno sport per compiacere sponsor, società, reti televisive che ogni anno si spartiscono montagne di milioni di euro alla faccia vostra?
Ma non vi sono bastati gli scandali doping, partite truccate, gli sponsor che impongono la presenza di determinati giocatori in campo, il calcioscommesse?
Lo ammetto: anch'io sono stato tifoso, ma ho smesso a 15 anni, all'epoca dello scandalo del doping e di Zeman (ma Zeman non è uno scandalo, sia chiaro); se fino ad allora si è fatto finta di niente, almeno dal '98 è evidente che questo "calcio", il nostro sport nazionale, sport non lo è più; è una grande finzione e tutti quelli che ci credono sono degli allocchi (e in fondo al cuor sanno anche di esserlo).
Lasciate perdere questo calcio, ritorniamo alla cara e vecchia disfida "scapoli-ammogliati", alle porta fatta con le cartelle, alla partitelle all'oratorio (per i pigri basterà il calciobalilla), alle domeniche passate al parco.

Discorsetti dalla provincia

Cosa significa essere ritornato in provincia? Cosa significa che ci sto così bene? Cosa significa il non riuscire a correggere i propri errori in almeno sedici anni di vita? (Fa impressione detto così, ma forse aiuta). Ci dovrò ritornare su pian piano, un po' alla volta, mentre inizio a scrivere queste pagine, mentre proseguo a viverle.
Non me ne frega niente del maledettismo, non voglio rimanere intrappolato nei "complessi", nel parlare di me e i campi solitari che non esistono neanche più; c'è già troppa gente che parla di sé (tutti parlano di sé). Questa provincia ha bisogno di qualcos'altro! Quindi: a) evitare come la peste la vena di narcisismo che affligge ognuno di noi; b) gli atteggiamenti da eterno battuto, perdente incompreso, che tentano di continuo, che sono così comodi, rassicuranti. Offrono la personale certezza di non essere capiti da nessuno ed essere per questo meglio di chiunque. No, non mi interessa.
Cosa deve fare la letteratura? Resta così poco da fare. Occupare il tempo, evitare di essere retorici, nominare le cose. Trattare: il meraviglioso, l'assurdo, il reale solo quando si presenta sotto aspetti del tutto irreali. Ecco, così forse si potrà anche parlare della società contemporanea, nominarne l'amoralità, la mancanza di valori, l'asocialità imperante senza risultare terribilmente noiosi. (Che poi questo incida nella realtà stessa è compito di chi legge).

Tu, Italia, non sei innocente

Non c'è bisogno di avere colpa per essere colpevoli,
soprattutto in questo Paese
dove tutti pensano a se stessi solo nel ruolo di vittime.
Predisposti geneticamente.
Tutto il male è nato ben prima d'Italia.
E se tutto quel che accade è accaduto,
nulla accadrà che non sia già accaduto.
Forse un tempo, il mio
sarebbe stato il ruolo del poeta, ma
in quest'epoca di penuria
posso essere tutt'al più
un testimone e
nemmeno un testimone
è esente dalla colpa.
Tu, Italia, non sei innocente
perché l'innocenza non esiste.
Tutto sta nel capire
quale sia il tuo peccato.
Il peccato è necessario, ma
Tutto sarà bene, e
Ogni sorta di cose sarà bene.



(Questo è uno dei monologhi del Buio, estratto da un testo teatrale in versi su cui sto lavorando da qualche tempo dal titolo Storia d'Italia)

L'editoria del cuore

Così, dunque, pare che uno non ci debba pensare all'Amore se lo vuole trovare. Anzi - dice Mary - addirittura è meglio non crederci nell'Amore, così uno non ci pensa proprio e quando uno vive rilassato, allora lui - l'Amore dico - magari arriva.
Allora io ci penso troppo, ecco perché.
Siccome poi io ci penso alle cose, allora ecco che mi vien da pensare che forse se è valida l'equazione "Non credere nell'Amore = l'Amore arriva" forse è anche valida l'idea "Scrivi cose che non pubblicheresti mai = pubblichi cose" (questo post ne sta diventando via via la prova provata).
Allora mi metto alla scrivania a buttar giù le paturnie della mia mente ed ecco che magicamente si tramuteranno in materiale irresistibile alle masse e tutti mi chiederanno di dispensarne al volgo. Che difficile la ricercatezza della banalità.
Io non voglio produrre merce, beni di consumo. Non sono mica Fabio Volo. (A rigore la cosa più giusta sarebbe non essere pagati, vivere come sciamani grazie alle offerte e al sostegno della comunità così da evitare ogni possibile fraintendimento. Certo, questo potrebbe accadere se alla comunità importasse qualcosa). Ma è sin troppo facile dare contro a Fabio Volo e inoltre siamo in Settimana Santa, quindi è giusto non infierire.