Il mio 2014: di tutto un po'(st)!

Photo Credit: amphalon via Compfight cc

Visto che l'avevo fatto già l'anno scorso, ed è un peccato interrompere le tradizioni sul nascere, ecco qui un bel post-riassuntone del 2014 di questo blog (più annessi&connessi), che magari qualcuno si è perso qualcosa nel frattempo! Per fortuna che ci sono io che vi penso sempre!

Innanzitutto: chi ha seguito il blog avrà notato che il 2014 è stato un anno dominato dagli "Stati d'amore", che finalmente sono arrivati alla loro conclusione e che presto prestissimo diventeranno un libro!
Ma non ci sono stati solo quelli. Gennaio - ad esempio - si è aperto con gli insegnamenti di vita che mi sono stati regalati da un maglione peruviano, che insomma, alla fine i maglioni di lana (forse addirittura di alpaca) pizzicano o non pizzicano? Boh! La certezza è che il mese si sia chiuso con la storiella 145# Calzino.

A febbraio, è stato un mese di regali: per il mio compleanno - dopo aver visto "Il curioso caso di Benjamin Button" e aver fatto conoscenza col Capitano Mike Clark, mi sono regalato un nuovo punto di vista sulle cose che faccio, le idee, i progetti e le opere che porto avanti: "Ora, se vorranno strapparmi la mia arte, dovranno venire a scuoiarmi."
E un altro regalo l'ho fatto ai lettori di questo blog col Manifesto dell'Amore Vero! La raccolta delle 10 migliori storielle (uscite fino ad allora) votate dai lettori.


Storielle, storielle, storielle e ancora storielle lungo tutto l'anno, tradotte e pubblicate anche in friulano sul sito Contecurte. Comunque potete andare a recuperarle tutte (in italiano) qui.

Sì, a guardarlo adesso il 2014 è stato un anno pieno zeppo di storie!
A marzo mi sono interrogato molto su un tema ricorrente del meccanismo delle storie, quello della memoria; e l'ho fatto come un bambino in un girotondo impegnato a raccontare ricordi inutili.
Una bella storia me l'ha raccontata un oggetto antico, questo quaderno appartenuto a mio nonno, che ho fatto parlare in questo post.
Tutte storie vere, come il racconto breve "Oh, Signore, tu sai cosa è meglio per lui" pubblicato appena a dicembre in cui la fede in Dio si scontra con la Realtà generando assurdità.

Mentre le storielle d'amore proseguivano e si superava quota 200, iniziavo a dedicarmi anche ad un'altra storia che spero di portare a termine nel 2015: "Baldùs", la vicenda dell'ultimo condannato a morte in Friuli, nel 1839. Angelo Balduzzo (Baldùs) era un giovane disperato della mia cittadina che accoltellò e uccise il sacerdote Giovanni Bianchi; ho condotto alcune ricerche storiche a riguardo e accumulato diverso materiale che adesso vorrei far diventare "qualcosa". Insomma, all'opera!

E a proposito di storie, non posso dimenticare che il 2014 è stato l'anno in cui con "Pixellòve" sono arrivate un bel po' di soddisfazioni e anche qualche premi. Pixellòve è una storia piccola piccola, un'autoproduzione con dentro molto amore: una storia semplice eppure universale che parla del desiderio di sentirsi accolti e amati. Se non l'avete ancora vista, iniziate bene il 2015 vedendola!

Credo molto nelle storie e sono contento che il 2014 sia stato attraversato da tante di esse: perché dietro ad ogni storia c'è una persona, ci sono i suoi valori, le sue speranze, i suoi sogni. E tante storie significano tante persone, tante persone sono una comunità, le comunità sono la forza delle persone. E' solo raccontandoci l'un l'altro, senza paure e con grande fiducia, che possiamo conoscerci meglio, stabilire legami più forti e profondi, costruire il futuro.
Si raccontava, semplicemente, perché ognuno aveva qualcosa da raccontare, nessuna vicenda della vita era insignificante per gli altri. C'era anche chi sapeva inventare e creare vicende impossibili, chi aveva la capacità di trasfigurare la realtà o di caricaturarla, chi sapeva tratteggiare con una sola parola pregi e difetti di ciascuno, chi condiva le sue prole con una sapienza che pareva d'altri tempo e d'altri luoghi. Si raccontava e, nel raccontare, le nostre vite trovavano uno spazio più largo, un respiro più ampio, meno asfittico: davvero ci si divertiva insieme, senza artifizi né strumenti, semplicemente stando insieme. (Enzo Bianchi, Il pane di ieri, Einaudi, Torino 2008)
E il 2015? Sarà l'anno in cui finirà questa crisi? (ma poi può davvero davvero finire?)


Bisogna pensare a qualche buon proposito... mumble, mumble... Io vorrei... Ecco, vorrei diventare un narrattore, un narratore che è anche attore... Insomma, ancora tante storie anche nel 2015!! Buona fine e buon principio!


P.S. Ah, mi è scappata anche qualche poesia in questo 2014! A me piacciono molto queste due: Cosa manca a noi e Quindi è l'ultima volta che ci sentiamo?

365 "Stati d'amore" - Le illustrazioni


Cari i miei lettori romanticoni,

come vi avevo promesso torno a darvi qualche novità riguardo alla pubblicazione degli “Stati d'amore” che diventeranno a breve una bella raccolta con tutte le storielle.
Un trust di menti superiori è al lavoro da tempo per far partire nei primi giorni del 2015 il progetto di crowdfunding che permetterà la pubblicazione: l'obiettivo è quello di permettere a tutti gli innamorati della terra di farsi gli auguri di San Valentino scambiandosi una copia di questo libriccino pieno d'ammmore!

Ma non si tratterà soltanto di un libro pieno d'amore, ma pieno anche delle più di 100 flashfiction ancora totalmente inedite (!!) e di venti illustrazioni originali di Rosanna Murello, che volevo presentarvi in questo post:


Rosanna Murello è una poliedrica artista di Codroipo diplomatasi all'ISA di Udine. Terminati gli studi curriculari si è approcciata da autodidatta alla fotografia, al fumetto, all'illustrazione e all'artigianato. Qui potete trovare il suo sito web: http://freshlab.altervista.org/ vi consiglio di farci un giretto per ammirare e magari acquistare (i prezzi sono abbordabilissimi e se siete a caccia di qualche regalino in ritardo per le Feste direi che fa proprio al caso vostro!) alcune delle sue ultime produzioni, in particolare quella dei Minibook illustrati, stampati e rilegati in proprio, o i tenerissimi Sassolini.

Qua sopra avete già una succulenta anticipazione del suo lavoro per le illustrazioni degli “Stati d'amore” (l'illustrazione è relativa alla storia 5# Ciccia), che saranno ispirate ad uno stile molto spontaneo che ricorda le vignette "tragicomiche" di popolare memoria e, allo stesso tempo, la scena fumettistica attuale.

Insomma, siete pronti a vivere questi nuovi stati d'amore?!

Quindi è l'ultima volta che ci sentiamo?


Avevi la voce alterata
durante l'ultima telefonata
che non abbiamo fatto;
dicevi cose bellissime.

Non ti farò più arrabbiare
con le mie crisi esistenziali
non mi potrai più insegnare
quel che credi di non sapere.

(Non potevamo incontrarci
come avevamo progettato
in un mattino soleggiato
del luglio bolognese?)

Possiamo condividere
solo sogni ad occhi aperti,
anche se io non mi accontento
di un bacio immaginato,

di conversazioni passate
in cui usare parole desuete,
delle poesie che saranno
i nostri primi e ultimi figli,

di chiedermi perchè
è sempre tutto complicato?
Possiamo condividere
un sola ultima parola, infine:

quella che non diciamo.

Photo Credit: akatichu via Compfight cc

Un presepe molto particolare...



Vi faccio gli auguri di Buon Natale con questo video, realizzato insieme al mio socio Marco Fabbro, dal Al mancje un Re di Maurizio Mattiuzza

Buon Natale a tutti, pieno di pace e salute... veramente per tutti!
Entriamo e facciamo entrare tutti nel presepio di Beppino!
 ***
Bon Nadâl a ducj, plen di pâs e salût... veramentri par ducj!
Entrin e fasin entrâ ducj tal presepe di Bepino!

La verità in una battuta


So che voialtri ormai ve ne sarete già dimenticati, ma una settimana fa c'è stato lo show sui Dieci Comandamenti di Benigni. E a me sono rimaste in giro per la testa alcune riflessioni.


Non metto in discussione la "conversione sulla via di Damasco" del Piccolo Diavolo: ognuno è libero di seguire la propria strada (anzi, visto che credo anch'io in Dio, me ne rallegro). Si allunga semplicemente l'elenco dei Paolo Brosio, Giovanni Lindo Ferretti, Claudia Koll... (cambiano campo, ma restano sempre degli estremisti).
Non mi disturba neanche il cachet ricevuto da Benigni, con tutto quello che ha fatto guadagnare in pubblicità alla Rai. Certo, preferirei che la Rai investisse la stessa cifra in una vera serie tv, che possa stare a confronto col livello delle produzioni straniere, invece di insistere con fiction insulse e di "buoni sentimenti". La Rai è un servizio pubblico, e le serie oggi il nuovo romanzo popolare, la nuova narrazione popolare.



Quello che mi sconcerta è stata la deposizione funeraria che ha fatto Benigni della sua funzione di comico, a favore di una maschera normalizzante e buonista. Benigni non ha "reinventato" i Dieci Comandamenti, non ha costruito su di essi una narrazione che parlasse dell'oggi, che lo mettesse in crisi, che indicasse la via per aggiustarlo, adesso, in base ai problemi che ora viviamo. La Parola di Dio ci deve parlare dell'oggi, perché è viva.
Benigni ha rispolverato i Comandamenti (indicazioni CEI alla mano) per farne una cartolina oleografica che ci facesse sentire tutti un po' più buoni, un po' più santi. Sarà l'aria natalizia ad averlo ridotto così?

6° Non adulterare


Se l'intento era quello di "spiegare" i Comandamenti, ugualmente non ci siamo. Per "divulgare" i Comandamenti sarebbe servita una voce molto più autorevole e soprattutto più corretta; ad esempio padre Enzo Bianchi (una citazione molto transitoria, ma da un libro bellissimo, Il pane di ieri):

[...] Infine la quarta massima, quella che Bobbio non cita: Mes-ciùma nenta el robi!, «Non mescoliamo le cose!» Pricipio minimo di ordine che successivamente, durante i miei studi, ho scoperto essere alla base delle prescrizioni bibliche contenute nella tradizione sacerdotale sulla «purità». Non mescolare le cose - non adulterare recita letteralmente il comandamento biblico di solito tradotto con un improbabile «non fornicare» o con un sessuofobo «non commettere atti impuri» - è un principio di ordine che esige trasparenza di pensiero, chiarezza di discorso, rettitudine nell'agire. (Il pane di ieri, Einaudi, Torino 2008)



Benigni non ha "spiegato" o "divulgato" i Dieci Comandamenti, come sottolinea qui Roberto Cotroneo: "Benigni è un seduttore, non un sapiente, non ti conduce al centro del mistero ermeneutico, ti porta fuori, su una strada conosciuta, in cui puoi riconoscerti e specchiarti e che trovi molto più eccitante perché risponde a modelli consueti e rassicuranti." Ti fa impantanare in una melassa dolciastra e vischiosa.
Ogni volta che si avvicinava realmente al mistero il senso si è perso, le parole sono mancate, è scattato il ritornello: "Oooh, l'Amore, oooh, senti che bello qui, proprio le cose più grandi... oooh!" (e i conseguenti - fastidiosi perché compiaciuti - applausi ogni 30 secondi.)

Insomma, la lezioncina di Benigni non ha cambiato nulla: non ha convertito nessuno, perché non ne aveva la forza, non ha migliorato i credenti perché li ha semplicemente consolati nelle loro convizioni. Quindi a cos'é servita?

La verità in una battuta
Se avete guardato i video poco più sopra, invece, vi siete necessariamente schierati, pro o contro quello che veniva detto, avete riso, avete pensato. Bene, io ritengo che sia questo ciò di cui c'è bisogno per crescere come esseri umani e anche come fedeli. Cito un grande della satira italiana, ingiustamente ostracizzato nel nostro Paese, Daniele Luttazzi:

[...] si sa, io ho avuto un'educazione cattolica molto rigorosa: vent'anni di parrocchia e boy scout. In tutto quel periodo, nessun prete mi ha mai molestato: mi sento insultato. Comunque, quando ho cominciato a fare il comico, vent'anni fa, mi venivano in mente battute che mi facevano molto, molto ridere, e le dicevo lo stesso, anche se ideologicamente non le condividevo, perché mi facevano molto ridere; be', dopo vent'anni ho scoperto che avevano ragione le mie battute. E così ho capito che bisogna fidarsi della piccola verità contenuta in ogni risata. (dall'intervista, 10 novembre 2007)

Dio ci ama, io ne sono certo, e vuole che ridiamo, che ci poniamo delle domande, che ci diamo una mossa e che cerchiamo di migliorarci, non che ristagnamo nel "volemose bbene", che ci accontentiamo delle cose come stanno.



Scrivo per...


Qui già ne avevo parlato, in maniera "poetica", del perché scrivo. Oggi ci pensavo ancora e mi è venuto in mente questa specie di slogan, che sento abbastanza aderente a quello che provo mentre scrivo: come uno svuotarsi, un liberarsi dei pensieri. Lo dico in senso positivo, perché è un po' come potersi guardare da fuori, staccarsi per comprendersi e migliorarsi anche: terapeutico in una parola. Molto più economico dell'analista. Funziona sia con la forma diaristica (che assolve questa funzione per antonomasia) sia per la fiction.

Poi è chiaro che fa piacere se c'è anche qualcuno che legge. Da questo punto di vista mi faceva piacere sapere se qualcuno, ogni tanto passa di qua: condivisioni e commenti se ne vedono pochi e a volte mi sembra di "scrivere" al muro.

Come Kerouac che contava le parole

Kerouac fotografato da Ginsberg (Manhattan, 1953) - foto da https://villatelesio.wordpress.com/tag/jack-kerouac/

All'inizio di ottobre ho letto, sul suo blog di Internazionale, il post "Le pagine del mattino" di Oliver Burkeman (giornalista del Guardian, autore della rubrica settimanale "This column will change your life"). Internazionale è per tanti versi una miniera di spunti per creatività e scrittura, argomenti che mi appassionano, e io sono sempre a caccia di qualche buon consiglio da chi ne sa di più (anche se da bravo pigrone poi raramente li seguo).

Se non avete tempo di leggere l'articolo ve lo riassumo brevemente: "si parla di un esercizio di scrittura chiamato “pagine del mattino”, che consiste nel riempire tre pagine di parole, sotto forma di flusso di coscienza, appena ci si alza dal letto." Burkeman scrive dei suoi dubbi iniziali a riguardo di questa pratica, ma poi confida di averci provato e di averne tratto enormi benefici: "questo esercizio, fin dal primo giorno, si è dimostrato essenziale per calmare le ansie, stimolare le intuizioni e sciogliere i dubbi." Quello che poco a poco si crea è una sorta di "ambiente sicuro" e personale nel quale scaricare e analizzare se stessi.

"Ah, bello! - ho pensato immediatamente dopo averlo letto - Sembra interessante, dovrei provare..."
...poi il vuoto della pigrizia senza fine.

Circa un mese dopo, però, mi sono ripreso dal torpore e ho iniziato anch'io: beh, funziona!
A dire il vero mi sono permesso di modellarmelo un po' addosso: scrivo solo due pagine al giorno e non necessariamente appena sveglio (altrimenti ci sarebbero giorni in cui mi dovrei svegliare alle 5 di mattina per avere il tempo di farlo!). Però ogni giorno mi ritaglio questo spazio che, mi rendo conto un po' alla volta, non è solo di riflessione personale ma è una specie di meditazione scritta: stacchi il cervello dalla routine dei pensieri che lo condizionano, lo lasci andare a ruota libera e fra tante banalità che vomiti fuori ci scappa anche qualche bel fiorellino. Ognuno in fondo ha i suoi schemi e le sue modalità personali attraverso le quali funziona meglio.

Photo Credit: emdot via Compfight cc

Inoltre ho riscoperto uno dei benefici maggiori che l'essere umano può concedersi: lo scrivere a mano! Il cervello si calma, rallenta la sua corsa per seguire il ritmo meccanico della passeggiata della mano sul foglio. (Il pensiero è molto più veloce dell'azione, vero Faust?) La sensazione è quella di recuperare terreno su me stesso, o per lo meno accade qualcosa di simile a questo. Si sa che le parole difettano sempre.
E poi, che si io scriva i miei pensieri (chiarendoli poco a poco), che pianifichi la mia giornata, che io mi lamenti o che butti giù appunti necessari ad altri lavori che mi frullano in testa, il risultato mi sorprende sempre: due pagine fitte fitte della mia scrittura!
Mi gasa come un bambino, come Kerouac che contava le parole notte dopo notte. Dicendo qualcosa o forse non dicendo nulla, ma sicuramente lavorando su di me. E finché lavoro su di me nulla va sprecato.

Qualcun altro scrive? Come scrivete?

365 pazze storie d'amore!


Squilli di trombe e rulli di tamburi!!!

Avrete sicuramente notato, mie fedeli ed acutissimi lettori, che lunedì scorso ho pubblicato l'ultima flashfiction della serie "Stati d'amore", che mi ha tenuto occupato nel corso dell'ultimo anno (e anche qualcosa di più).
Siamo così giunti alle fatidiche 365 (trecentosessantacinque!!!) storielle per un anno: dal minimo di una frase al massimo di una decina di righe, 365 situazioni, sensazioni, sentimenti o chissacché che hanno a che fare con l'amore.

Ma (e c'è un ma), chi si è appassionato a leggerle quasi quotidianamente (e chi non l'ha fatto può recuperare le storielle perdute qui) avrà notato che in realtà online sono finite solamente circa 250 storielle! "Ma... Ma... - starà pensando più di qualcuno di voi con uno sguardo sgomento - ciò vuol dire che ci sono più di 100 stati d'amore che mi sono perso!!! Mondo infame, come farò a sopravvivere!" (Ok, quest'ultima cosa non la starete pensando proprio tutti.)

Ma niente paura, miei cari e mie care, perché ora viene il bello!!!
"Stati d'amore" diventerà un bel libro, che conterrà la raccolta completa di tutte le storielle.
Come fare per averlo? Semplice, nel giro di qualche settimana partirà un progetto di crowdfunding (datemi il tempo di imparare a pronunciarlo...) attraverso il quale raccoglierò quanto necessario alla pubblicazione. Chi lo desidera potrà pre-acquistare una copia del libro ed anche contribuire con qualcosa di più e ricevere fantastici ed esclusivi omaggi!
Per San Valentino avrete nelle vostre mani frementi un bel libricino pieno d'ammmore, per di più reso meraviglioso da venti illustrazioni originali di Rosanna Murello!
Quale regalo migliore per ogni coppia di innamorati nel giorno della loro festa??

Ho iniziato a scrivere le storielle di "Stati d'amore" semplicemente perché mi è venuta in mente la prima e soprattutto perché era quello che mi sarebbe piaciuto leggere sul mio blog.
Quello che mi ha colpito più di tutto, però, è stato il fatto che mi abbiano permesso di entrare in contatto con molti lettori, e che ne abbiano coinvolti molti di nuovi. Ricevere un complimento, una condivisione sui social fa piacere (continuate pure a farlo), ma la cosa più bella è sentire che in tante storielle si rispecchiavano frammenti di altre storie, vere questa volta, vissute dai lettori, e che per qualcuno queste storielline erano utili a vedere le cose da una prospettiva diversa, ad alleggerire una tensione, ad imparare qualcosa su di sè, ad allargare gli orizzonti.
Di questo sono particolarmente orgoglioso!

Siete contenti? :-)

"Ok, Signore, tu sai cosa è meglio per lui"


"Ok, Signore, tu sai cosa è meglio per lui" dice Kaling, ficcando il berretto in testa a Peter.

Peter e Kaling hanno sei figli, cinque dei quali vivono ancora con loro in una grande casa ad Hamilton, in Canada. Sono una famiglia molto unita, nella zona sono noti per le loro forti convinzioni religiose. Credono fermamente che Dio sia sempre con loro, che Dio guidi ogni loro passo.

C'è una gran dose di presunzione nel dire di poter comprendere la Realtà, proprio perché essa non si dà in un'unica soluzione, ma è costituzionalmente molteplice. Dire di comprenderla vorrebbe dire fare uno sforzo immane e impossibile all'uomo, travisarla o vederla solo da una prospettiva, non comprenderla affatto. La Realtà non si dà, ma è, quindi la si può solo vivere, cioè essere in essa, non osservarla con distacco. Osservarla dall'interno, però, rende inevitabilmente falsata la percezione. Insomma, non se ne esce: quello che credi è la tua realtà.

Peter è morto il 20 marzo dopo aver contratto un'infezione al piede a causa del diabete. Nessun medico l'ha mai visitato, perché Peter crede, crede fermamente che Dio lo guarirà. Fascia il piede tutte le sere e tutte le sere vi applica sopra un sottile strato di preghiere. Poi arriva il coma, lo stomaco che inizia a gonfiarsi, Peter muore e.

"Ok, Signore, tu sai cosa è meglio per lui" dice Kaling, ficcandogli il berretto in testa. L'ha stretto ben bene fra due coperte, gli ha accarezzato per l'ultima volta la guancia, ispida di quel poco di barba che continua a crescere anche ad un cadavere. Kaling recita sottovoce l'ultima preghiera assieme a Peter. Poi spegne la luce, chiude la porta e sigilla le prese d'aria per mascherare l'odore del corpo.
"Dio ci aiuterà" dice ai bambini mentre tutti insieme pregano ancora "Dio farà risorgere papà. Il Signore sa che cos'è meglio per lui."

Il cadavere è stato trovato dopo sei mesi. Era in avanzato stato di decomposizione e l'olezzo aveva attirato i roditori: l'uomo non poteva essere identificato.


---
Capire cos'è la Realtà è impossibile; però questa faccenda merita una riflessione che chiama in causa tutti quelli che sono minimamente interessati ad un discorso sul proprio spirito. Che idea falsata di dio sta dietro ad una vicenda del genere? A quale Dio ti rivolgi? Quale Dio preghi? Un dio magico che a tot preghiere fa corrispondere premi e castighi?
I "difensori della fede" sono fermi al Medioevo. La parole definitivamente atroci sono
la dichiarazione finale della signora Wald: «È vero, è stato insolito. Non era certo normale. Non lo faremo di nuovo... le leggi esistono e adesso lo sappiamo».

365# Ultimo

Ecco, lo sapevo: l'amore è sempre nell'ultimo posto in cui pensavi di trovarlo. T'ho cercata dappertutto e alla fine eri al mio fianco.

363# Distesi

Distesi sull'erba, vicini, tenendosi per mano senza sperare niente di più che questo dalla vita: sorridere scompigliati, tra l'erba, guardandosi con un occhio solo, l'altro tenerlo strizzato per riuscire a mettere a fuoco il suo volto, così ravvicinato da poterlo baciare solo allungando di poco le labbra. Distesi perché è solo da distesi che si vede bene il cielo, che si possono contare le nuvole: un castello, un gatto, un cuore.

Libri volanti, libri giocanti

Esiliato dal suo villaggio di barbari, lontano dalle Terre Selvagge in cui è cresciuto, tu, Fire*Wolf dovrai lottare per la sopravvivenza contro mercanti di schiavi, belve feroci e creature della magia. In un misterioso castello in rovina nel mezzo di una valle da cui nessuno ha fatto ritorno, scoprirai una spada fatata, il tuo vero nome e ciò che il destino ha in serbo per te… Le sorti dell’umanità intera sono nelle tue mani!

Ora possiamo venire all'argomento per il quale ho iniziato a scrivere: i libri. Quali libri sono veramente imporanti, per me? Non sto parlando di formati o supporti, chiaramente, ma di contenuti.
I miei libri preferiti sono quelli che si aprono verso altri libri, che si aprono verso il mondo (quello che Franco Marchetta ha scritto con U- ne è l'esaltazione paradigmatica, ad esempio, oltreché un libro meraviglioso). Libri che non sono solo se stessi e non sono solo la realtà (o non solo la realtà vista attraverso una maschera): libri che respirano, che sono in grado di cambiare essi stessi e far cambiare il lettore ad ogni lettura. (I libri che vorrei leggere, prima ancora di scrivere, naturalmente)
L'archetipo che mi viene in mente riguardo a quest'idea, il mio personale fondamento è il libro game: sì, sto parlando proprio di quei libretti per ragazzi, con tanta avventura e poche parole, ma con dentro sempre quei due o tre valori fondamentali (lotta e vittoria del Bene sul Male in primis, per esempio).


Ricordo questa serie bellissima, "Fire*Wolf", che è anche il nome del protagonista; non ricordo cosa facesse di preciso, ma so che mi prendeva più di tanti altri. Stupenda è l'immedesimazione che un libro game ti può dare, perché l'uso della seconda persona singolare è più potente di ogni 3D, c'è poco da fare. Per me è stato determinante l'approccio al libro proprio sotto quella forma (i libri game sono i primi libri che ho letto e maneggiato da solo).

Il libro, un libro che si rispetti dev'essere aperto, smontabile, non strutturato strettamente in modo consequenziale. Esploso verso l'esterno, in comunicazione con la vita, con altri tempi e altri luoghi. E questo genere di libro non capita così tanto spesso quanto uno penserebbe.
Ci sono molti "libri sensibili", in grado di comunicare con l'io del lettore (magari anche in profondità), ma poi questi libri si rivelano chiusi dentro se stessi, non metteno in contatto il lettore con qualcosa che stia al di fuori del libro. Sono in grado di far emozionare, magari; ma sono anche gelosi di questa loro caratteristica, gelosi che quest'emozione accesa si spenga se esposta al vento della vita. Credo che vogliano fare i protagonisti, sentirsi speciali nella comunità dei libri. Ma a me stanno un po' antipatici.
Preferisco i libri buffi o anche frammentari, se vogliamo, ma che siano traspiranti, che si lascino attraversare (dal pensiero, dalla vita di chi li legge - cioè riescano come ad incastonarsi in una vita), facciano da trampolino verso altri libri, verso un oceano di sapere più grande, che ti portino dentro di sè e per questo dentro di te, piuttosto che in altre vite "finte".

So riconoscerli a fiuto, questi libri qui, e cerco di orientarmi solo su di essi ultimamente. Sono figli o hanno fagocitato altri libri, altra letteratura. A volte la rivomitano letteralmente (no, non è sempre un bel vedere), perché ne hanno mangiata davvero troppa; ma fanno questo per un eccesso di generosità. Libri che creano una comunità.

Photo Credit: Russell Kuch via Compfight cc