In sovrapposizione


Scrivo e non scrivo. Vorrei scrivere di più. Vorrei scrivere diversamente. Non scrivo da un po'. Non scrivo quello che sento vorrei scrivere. Ok, sono confuso. Scrivo confuso. Il fatto che ieri abbia riordinato la mia camera polverosa è la sublimazione del mio desiderio d'ordine interiore... Per lo meno non avrò bisogno di uno psicologo che me lo dica.” Pensava così e fuori pioveva visto che lui stava male. Un male molto poco poetico. 

e poi danza
cerca l'equilibrio
tutto entra in stand by
su un piede solo
tutto è in stand by
me

Col cervello cercava di concentrarsi per leggere ancora almeno due versi, ma ogni sforzo era inutile, non li capiva. Le parole si scombinavano e il senso affogava in una pozzanghera di segnetti neri. Sommerso. Il filo dei pensieri era come un brano quadrifonico. Avrebbe dovuto impegnarsi di più per trovare una chiave di lettura. Ma riusciva a legare fra di loro solo delle tracce. Ciocche di capelli neri che cadevano sulle spalle. Le labbra così ben disegnate. Un numero di telefono inventato. I particolari si addensavano man mano. Spostava massi pesantissimi con la sola forza del pensiero. Era frustrante annaspare in tutto questo.
Riempirò i vuoti. Ci posso almeno provare. Non sapere cosa si ha significa impossibilità o mancanza di volontà d'introspezione.” Chi gliel'aveva detta questa? Rifletti, rifletti. Ricorda. Ogni cosa era come una musica nel tempo. E pensare era come raccogliere una foglia sospinta dal vento per osservarne da vicino le sottili venature.

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