La brutta principessa è un disegno di Caterina Santambrogio
C'erano una volta un re e una regina
che da sempre avrebbero voluto avere una figlia. Un giorno,
finalmente, ne nacque loro una. Era brutta, bruttissima e anche un
po' pelosa.
Tutti quelli che vedevano la bambina
scappavano e, inorridendo, pensavano che era davvero la più brutta
del regno, più brutta di ogni altra bambina fosse mai nata fino ad
allora.
Nonostante ciò il re e la regina erano
molto orgogliosi e organizzarono un grande ricevimento al palazzo
reale. Gli inviti furono spediti in ogni angolo del reame, ma nessuno
si presentò il giorno della festa.
L'unica a bussare alla porta del
palazzo fu una vecchia strega che da sempre si vantava di essere in
assoluto la più brutta del reame, ma si era vista spodestare dalla
nascita della piccola principessa.
Quando
vide la bambina e si rese conto che era davvero molto più brutta di
lei, si infuriò a tal punto per la perdita del primato che, alzando
le mani tremolanti, predisse che all'età di vent'anni la
principessina si sarebbe specchiata e alla vista della propria
immagine riflessa si sarebbe addormentata per sempre. Solo
un principe avrebbe potuto risvegliarla. Ma quale principe avrebbe
mai voluto anche solo avvicinarsi ad una principessa tanto brutta? La
strega sparì in una nuvola di zolfo ghignando diabolicamente.
Preoccupatissimi per la maledizione, il
re e la regina fecero distruggere tutti gli specchi del reame (con
grande disappunto di barbieri, sarti ed estetisti).
Così passarono gli anni e la
principessina crebbe, diventò grande, ancora più brutta e pelosa.
Il giorno del suo ventesimo compleanno
passeggiava per il bosco in cerca di frutti selvatici di cui era
molto ghiotta. Mangiò fragole, more e lamponi e si impiastricciò
tutte le mani. Per lavarsi andò al fiume e sporgendosi oltre la riva
per immergere le mani nell'acqua si vide riflessa come in uno
specchio. Fino ad allora non si era mai vista. Lo shock fu così
forte che la principessa pelosa svenne, cadendo di colpo in un sonno
profondissimo.
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