"Le parole non sono innocenti": Antonio Moresco sul concetto di fiction

(...) Qualcuno dice che Moresco è una sorta di profeta. Lei che ne pensa?

Antonio Moresco Io la spiego così: da molto tempo la letteratura viene chiamata fiction. Le parole non sono innocenti, esprimono pensieri profondi. E fiction nella traduzione italiana finzione accentua il suo carattere negativo perché la finzione è l’opposto della realtà. La colloco in una zona inoffensiva di intrattenimento. Ma la letteratura ha sempre avuto ben altra funzione che non l’intrattenimento. È stata prefigurazione, profezia. Quando Melville scrive “Moby Dick”, Hugo “I miserabili” o Dante la “Commedia” non è che vogliano fare esercizi di stile. Prendiamo Dostoevski. I suoi sono libri splendidi sul piano letterario ma lui ha l’idea, o l’illusione, di creare un sommovimento nelle coscienze e nei cuori di chi legge. Avere ridotto la letteratura a un ruolo di finzione è una cosa efferata di questa epoca. È di una gravità assoluta che il mondo della cultura abbia accettato di stare in quel cantuccio lì, nella prigione bianca della fiction. La letteratura si è messa a fare il controllo del territorio e dell’esistente, invece di creare eversione dentro l’esistente come hanno sempre fatto i grandi scrittori.