La grande opera!


Carissimi,
vi rubo solo un minuto; ho in mente un'idea (un'altra "grande opera":-) e per realizzarla ho bisogno del vostro aiuto!
Mi servono quanti più tubetti del dentifricio vuoti (di qualsiasi forma e materiale) vi sia possibile racimolare.
A tutti quelli che mi daranno una mano nella raccolta (direttamente con ondate di tubetti di dentifricio o procacciando altri fornitori) la mia eterna riconoscenza e una bella bevuta assieme.
Scrivetemi a santrevi[at]gmail[dot]com

Grazie a tutti!

ps. Non ho problemi di carie! Anche perchè i tubetti li voglio vuoti! :-)

L'ennemi


Buffo. Faccio cose e non so neanche perchè. Perchè ho cominciato a farne altre che le hanno generate e che ora vanno fatte, penso. Tutto senza ricevere un grazie. Solo pochi aiuti (ma preziosi e cari - i F.P. sono, appunto, pochi). Ho cominciato ad organizzare un festival di arti contemporanee perchè quand'ero più piccoletto mi sarebbe tanto piaciuto avere un festival di arti contemporanee al quale partecipare. Pensavo che i giovincelli di oggi fossero come me, chè mica è passato tanto tempo, eh.
E invece? Boh. Riscontri: zero. Tutti troppo occupati. Soddisfazioni personali: nessuna (ad essere sincero, tante in fondo al cuor, perchè a me piace fare questo genere di cose, organizzare gli eventi, pensare a cosa mi piacerebbe vedere nella mia città per stare meglio. E poi mi piace pensare che magari ci sarà uno che vedendo una serata di quelle che abbiamo progettato dirà: che bravi!).
Dico queste cose a te che so che capisci.
Buffo. Ho letto la tua mail e subito dopo sono andato in bagno (le due cose non sono collegate) e ho preso in mano "I Fiori del Male" che è la mia attuale lettura da concentrazione.
Così ho letto

Il Nemico

La mia giovinezza non fu che una tenebroso uragano,
attraversata qua e là da soli brillanti;
tuono e pioggia l'hanno talmente devastata
che non rimane altro nel mio giardino che qualche frutto rosso.

Ecco, ho toccato ormai l'autunno delle idee,
adopero il badile e il rastrello
per rassodare le terre inondate
in cui l'acqua ha aperto buchi come tombe.

E chissà se i fiori nuovi che vado sognando
troveranno nella terra lavata come un greto
il mistico alimento cui attingere forza?

- O dolore! O dolore! Il Tempo si mangia la vita
e l'oscuro Nemico che ci divora il cuore
cresce e si fortifica col sangue che perdiamo.

Secondo me le coincidenze non esistono. Ecco quello che dobbiamo fare, lavorare nel piccolo, zappare la terra per preparare i fiori che verranno.
In fondo anche dopo il declino dell'impero romano mica è finito tutto? Si è solo trasformato e poi... è arrivato il Medioevo (età ancora non rivalutata abbastanza) e l'Umanesimo e il Rinascimento! Insomma come dici tu ci saranno posti o persone che apprezzano i nostri sforzi e dove il lavoro viene riconosciuto!
Ti ho tediato con la mia attuale fissa per i fumetti, l'illustrazione e il disegno in generale? NO?! Lo farò!!

Photo Credit: Need you to be strong via Compfight cc 

Condividiamo piccole felicità


Gioite con me, miei prodi!
In questo periodo di crisi, tristezze e riflessioni incasinate uno spiraglio di felicità: sono fra i 20 segnalati del concorso "Parole Contate", organizzato da Spazio Tribù, con il racconto "Cuore matto" che non è una cosa tipo Moccia, eh!
Bensì gli ingredienti sono: un cuore malato, Sua Santità e il resto del mondo.

Un racconto pubblicato è sempre un racconto pubblicato.
Sono cresciuto almeno di 1 cm.
:-)

Andale, andale, aribba, arriba


Allora c'è questo cartone, no? No, non è questo perché in realtà non sono riuscito a trovarlo. Comunque anche quello è con Speedy Gonzales e Duffy Duck. E Duffy dichiara guerra a Speedy. E i due si costruiscono un fortino ciascuno per farsi la guerra a cannonate. E c'è Speedy che bussa alla porta del forte di Duffy, no? E quello gli apre, no? E Speedy gli fa: "Mi presteresti una palla di cannone?" E io ho pensato: "Quanto vorrei che gliela chiedesse per me." Ma quello niente, la prende e la usa per colpire il povero Duffy Duck sulla testa. Povero, poi... è tonto, se l'è cercata. Comunque, non è questo il punto. Sta di fatto che io ora quella palla di cannone saprei proprio come usarla. Anzi, vorrei andare da chi mi ha lanciato le ultime palle di cannone, bussare sul portone del loro forte (perché so che hanno un forte da qualche parte) e chiedergli una di queste benedette palle in prestito per schiantargliela in testa.
Il problema in realtà è che il tonto sono io. Perché sono sempre lo stesso: mi arrabbio se non vedo accadere quello che vorrei accadesse. Ma non funziona così. E siccome tutta l'altra gente è molto più sveglia di me sa come funziona il mondo e come vanno certe cose. Che tutti vogliono qualcosa ma nessuno vuole dare nulla. E chi dà fa una gran fatica anche per tutti gli altri che non danno. Prende e dà, tutto da . Non sa neanche lui da dove arrivi tutto. Come un buco nero dello spazio. E resta stupito. E non ha nulla in cambio a parte sapere che non si è arreso, neanche questa volta.
"Andale, andale, arriba, arriba!"
Speedy Gonzales

Mostrare le ferite

 

Il mio corpo è una gabbia che mi trattiene dal ballare con chi amo.
Ma la mia mente possiede la chiave:
Se desideri guarire devi mostrare la tua ferita” mi dice.
Io sto in piedi su un palcoscenico per un dramma vuoto
che applaudiranno comunque.
Io sto vivendo in un'età che chiama luce l'oscurità.
La mia lingua è morta e le ombre mi riempiono la testa.
“Se vivranno io sottrarrò il dolore da ognuna.”
Dovrei essere poeta pazzo e cercare l'impegno.
Ma io sto vivendo in un'età il cui nome non conosco.
La paura ci fa muovere mentre il nostro cuore batte lento.
Ricordati di prenderti il tuo tempo e dai significati ad ogni significato.
Il mio corpo è una gabbia.
Ogni posto è una galera, anche il più bello è una galera.
Ogni corpo è una porta che mi sta vicino.
Se non mi tocca non può farmi male.
Noi prendiamo quello che diamo.
Solo perché hai dimenticato, non vuole dire che sei stato perdonato.
Noi mettiamo ordine nei giorni dei desideri. Tremiamo come bambini.
Aspetta a guardare il fuoco, non tradire nessun sintomo ma scuotiti.
Teniamoci le mani.
Io sto vivendo in un'età che brancola nella notte.
Quando arrivo alla porta non c'è nessuno.
Io sto vivendo in un'età in cui comprendo che sto ballando con chi amo, la mia mente ha la chiave.
Mi sei ancora vicina e la mia mente contiene la chiave.

Jorge Luis Borges
Biografia fantastica

La biblioteca è enorme, la più grande che si possa immaginare. Milioni di volumi, piccoli e grandi, riempiono i lati dei lunghi corridoi di cui si compone, ordinati in scaffali che vanno da terra fino a dove il mio sguardo non è in grado di arrivare. Un labirinto, direbbe qualcuno. Non riesco a ricordare il momento esatto da cui ho cominciato ad aggirarmi fra questi corridoi. Mi fermo per sfilare un libro a caso (ma sento che potrei prenderne qualsiasi altro e sarebbe la stessa identica cosa). Scivolo con le dita prima sulla costa del libro e poi sul taglio delle pagine. Apro in un punto qualsiasi e scorro un paio di capoversi. Sulla pagina si susseguono sequenze di caratteri di lunghezza variabile ma tutte completamente prive di senso. Sfoglio alcune pagine, e dopo averne girate cinque o sei incontro una combinazione di senso compiuto: “...storia di un poeta cieco, un novello Omero. Alcuni dicono che sin da piccolo manifestò i sintomi di quella cecità che nella sua famiglia era ereditaria da ben sei generazioni, mentre altri sostengono che sarebbe la conseguenza di un fatale incidente; comunque sia, ecco la storia, con le inevitabili varianti dovute al tempo e alla buona o cattiva letteratura. Ma ugualmente la raccontiamo così, perchè come avrebbe detto lui «l'oblio e la memoria sono inventivi». Sarebbe parso a prima vista un avvocato, o un geniale scienziato pazzo, eppure...” Qui le parole di senso compiuto si interrompono e le pagine proseguono infilando lunghissime stringhe di caratteri a casaccio. Ripongo il libro e riprendo il mio cammino, voltando sempre a sinistra, regola aurea per trovare il centro di un labirinto. La quantità di libri ammassati in questo luogo è impressionante. Il solo conteggiarli fa vacillare. Leggo a caso un paio di titoli dalle coste dei libri su questo scaffale: Storia dell'eternità, bello, ma forse un po' troppo lungo. Encyclopaedia Britannica, impegnativo. E' un altro libro, sporgente rispetto ai suoi compagni ad attirare la mia attenzione. Sporge all'altezza delle mie ginocchia, mi metto seduto per dargli un'occhiata. Curiosamente (ma di cosa mi devo stupire ancora in questo luogo?) a questo volumetto mancano le prime pagine: “...come un sacerdote di una religione oscura, era un bibliotecario sprofondato nelle tenebre dal fato. Viveva in sé forse, le agitazioni nel suo Paese al quale non si sottrasse mai, rivendicando le sue convinzioni conservatrici ma non retrograde o immobilizzanti. Egli stesso in privato suggeriva d'essere, in fondo, un vecchio anarchico. Costretto ad abdicare dal suo regno di carta e sapere, mai vide riconosciuto il suo genio dai suoi pari (ma sempre dai suoi lettori). Non gli perdonarono le idee tradizionali e l'atteggiamento cosmopolita, refrattario al folklore (ma non alla madrepatria) ed alle forzature moderniste. In particolare non gli perdonarono una cena al tavolo di un tiranno assassino. Mente un altro tiranno gli incarcerò madre e sorella. Cedette il suo posto...” Le pagine proseguono d'un biancore immacolato. Nessuna parola. Niente di niente. Una biblioteca con libri che sembrano non raccontare nulla. Proseguo ancora nei corridoi sprofondati nella semioscurità. Ad una svolta mi colpisce un libro, l'unico, aperto su una mensola nella quale sembrano mancarne parecchi. Il libro è aperto a questo passo: “...Si racconta che questo geniale architetto della fantasia abbia intessuto la sua opera per intero di miti e leggende, legandoli uno ad uno con fili sottilissimi di parole. Partito dalla sua terra magica si dice abbia saputo attraversare il mondo reale per costruire il suo mondo fatto di sublimi menzogne e perfette opere contraffatte.
Nascose la sua storia dentro altre centinaia di storie, amalgamandole così bene da non lasciar più distinguere la verità di una da quella di un'altra, nascondendo la sua vita in un gioco fantastico. L'apprendistato alla vita l'ha condotto ad essere scrittore a sette anni, a nove traduttore, a quindici viaggiatore. Dalla sua terra nativa, terra del sogno, la famiglia lo portò in terre reali e lontane e qui si nutrì delle fantasticherie degli scrittori di quei popoli. Dopo la lontananza dalla sua terra natale vi rientrò animato dal fuoco. Scrisse, scrisse, scrisse. Passo a passo si addentrò nel suo personale labirinto di richiami interni, rivisitazioni, giochi di echi e di specchi. I luoghi della sua toponomia fantastica alterarono le forme convenzionali del tempo e dello spazio per creare mondi di simboli, costruiti a partire da riflessi, inversioni, parallelismi. Forme di artifici o potenti metafore dallo sfondo metafisico. Usa la sua orribile oscura malattia in senso creativo. Trame di vita che utilizzano la storia come menzogna, come falso, plagio e parodia universale. Questo è quello che i nostri padri e i padri dei loro padri prima ancora ci hanno raccontato. Alla fine di questa strana vita vissuta fra doppi, realtà parallele, sogno, libri misteriosi e magici e slittamenti temporali quello che noi conserviamo non è poi molto. Qualche frammento di testo. Ma che più di tutto ci illumina: «Sono cieco e ignorante, ma intuisco che sono molte le strade». Sappiamo che anche lui, sogno dopo sogno, si addormentò...” Così finiva la pagina. Non mi sembrava di averci capito molto. Girai la pagina e dai fogli scivolò un biglietto. Lo raccolsi da terra e lo lessi. Era una specie di appunto: “Finito di costruire pezzo a pezzo la sua Opera il Demiurgo la contemplò soddisfatto. Storia e Sapere si congiungevano alla fantasia creatrice per produrre l'improbabile trattato di una realtà finta più reale di quella vera.” Capii dov'ero finito.

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Questo racconto è comparso ad Aprile sul n. 16 di Cluster (Rivista indipendente a diffusione gratuita) che trovate in giro per il Friuli Venezia Giulia e penso anche grazie a qualche sconfinamento in Veneto.