Di un castello si tratta


Ho un'inclinazione a farmi coinvolgere in progetti donchisciotteschi. Ecco perché incontrando Ottorino non ho saputo dirgli di no quando me ne ha proposto uno.
Ottorino è stato un bambino, ed ha vissuto il fiume Stella come la sua leggenda personale: quella che ciascuno di noi intesse con le persone della sua vita, i luoghi che esse abitano, le storie che vive e che ascolta. Al centro, come ogni buon cavaliere che si rispetti, Ottorino vi ha posto il suo castello. Il castello non è davvero suo, ma è suo perché dentro ci ha abitato la sua fantasia; forse ne ha esagerato alcuni aspetti, non dico di no, ha creato una storia sua, ma gli si è così legato da avervi nascosto se stesso da bambino.
Spero di non parlare per enigmi, vorrei affascinare, ma anche essere chiaro.
Il castello c'è davvero, ora lo chiamano Villa Ottelio Savorgnan. Ho scoperto che i nomi delle ville vengono creati accostando (nel caso ce ne siano) il cognome dell'ultima e della prima famiglia dei proprietari, come accade in questo caso. Ora lo chiamano Villa, sì, ma di un castello si tratta! Il Castello di Ariis, che è il paesino in cui si trova (nel comune di Rivignano Teor (Ud).
L'idea di Ottorino è quella di far rivivere quell'incanto che lui, vivendoci da bambino fino alla maturità, ha sempre provato, mentre ora - da cinquant'anni - quello stesso luogo è in stato di quasi totale abbandono.
Abbiamo così scritto una prima proposta, inviata ad istituzioni, media e operatori culturali del Friuli Venezia Giulia: potete leggere qui l'articolo uscito sul mensile del Medio Friuli "Il Ponte" e qui l'articolo apparso sul Messaggero Veneto.
L'accoglienza è stata incoraggiante, soprattutto dal punto di vista istituzionale, con un'attenzione immediata da parte dell'amministrazione comunale di Rivignano Teor (diventata da pochi mesi la proprietaria del complesso di edifici e dei terreni della Villa), e anche amplificata dalla mia partecipazione ad un dibattito radiofonico su questo tema a RadioSpazio103, poco prima di Natale.
L'esito di questi nostri sforzi è che ora l'amministrazione promulgherà un bando per raccogliere idee su cosa debba diventare questo luogo, cuore dello Stella, il fiume più sospirante del Friuli. Noi siamo pronti a mettere in gioco le noste idee, convinti che
dobbiamo tornare a guardare Villa Otellio con occhi nuovamente incantati, cioè con una rinnovata concezione della sua condivisione. Nessuna strategia basata strettamente o generalmente sul calcolo dell'utile, sull'interesse personale o sulla razionalità potrà sopravvivere, nei prossimi anni, all'attacco del pensiero unico, uniformante e finanziario dell'attuale modello economico. Solo il re-incanto può farci compredere che questi luoghi, la Villa, la popolazione e il territorio che per secoli sono stati in relazione con essa, sono già meravigliosi per il solo fatto di esistere, e come tali sono degni del tipo di rispetto ed amore che non può consentire la loro capricciosa, inutile e insensibile dispersione. Non si combatte per ciò che non si ama.

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