Come Kerouac che contava le parole

Kerouac fotografato da Ginsberg (Manhattan, 1953) - foto da https://villatelesio.wordpress.com/tag/jack-kerouac/

All'inizio di ottobre ho letto, sul suo blog di Internazionale, il post "Le pagine del mattino" di Oliver Burkeman (giornalista del Guardian, autore della rubrica settimanale "This column will change your life"). Internazionale è per tanti versi una miniera di spunti per creatività e scrittura, argomenti che mi appassionano, e io sono sempre a caccia di qualche buon consiglio da chi ne sa di più (anche se da bravo pigrone poi raramente li seguo).

Se non avete tempo di leggere l'articolo ve lo riassumo brevemente: "si parla di un esercizio di scrittura chiamato “pagine del mattino”, che consiste nel riempire tre pagine di parole, sotto forma di flusso di coscienza, appena ci si alza dal letto." Burkeman scrive dei suoi dubbi iniziali a riguardo di questa pratica, ma poi confida di averci provato e di averne tratto enormi benefici: "questo esercizio, fin dal primo giorno, si è dimostrato essenziale per calmare le ansie, stimolare le intuizioni e sciogliere i dubbi." Quello che poco a poco si crea è una sorta di "ambiente sicuro" e personale nel quale scaricare e analizzare se stessi.

"Ah, bello! - ho pensato immediatamente dopo averlo letto - Sembra interessante, dovrei provare..."
...poi il vuoto della pigrizia senza fine.

Circa un mese dopo, però, mi sono ripreso dal torpore e ho iniziato anch'io: beh, funziona!
A dire il vero mi sono permesso di modellarmelo un po' addosso: scrivo solo due pagine al giorno e non necessariamente appena sveglio (altrimenti ci sarebbero giorni in cui mi dovrei svegliare alle 5 di mattina per avere il tempo di farlo!). Però ogni giorno mi ritaglio questo spazio che, mi rendo conto un po' alla volta, non è solo di riflessione personale ma è una specie di meditazione scritta: stacchi il cervello dalla routine dei pensieri che lo condizionano, lo lasci andare a ruota libera e fra tante banalità che vomiti fuori ci scappa anche qualche bel fiorellino. Ognuno in fondo ha i suoi schemi e le sue modalità personali attraverso le quali funziona meglio.

Photo Credit: emdot via Compfight cc

Inoltre ho riscoperto uno dei benefici maggiori che l'essere umano può concedersi: lo scrivere a mano! Il cervello si calma, rallenta la sua corsa per seguire il ritmo meccanico della passeggiata della mano sul foglio. (Il pensiero è molto più veloce dell'azione, vero Faust?) La sensazione è quella di recuperare terreno su me stesso, o per lo meno accade qualcosa di simile a questo. Si sa che le parole difettano sempre.
E poi, che si io scriva i miei pensieri (chiarendoli poco a poco), che pianifichi la mia giornata, che io mi lamenti o che butti giù appunti necessari ad altri lavori che mi frullano in testa, il risultato mi sorprende sempre: due pagine fitte fitte della mia scrittura!
Mi gasa come un bambino, come Kerouac che contava le parole notte dopo notte. Dicendo qualcosa o forse non dicendo nulla, ma sicuramente lavorando su di me. E finché lavoro su di me nulla va sprecato.

Qualcun altro scrive? Come scrivete?

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