Dopo la battaglia


La battaglia si era protratta per tutta la notte. Sul selciato della piazza restavano ora i corpi dei caduti, ancora caldi. Molti avevano la gola squarciata, altri gli occhi penduli ai lati del capo fuoriusciti dalle orbite, altri ancora offrivano il ventre dilaniato e le interiora già putrescenti al sole nascente. Sul silenzio del campo di battaglia spuntava l'alba.
Solo poche ore prima le fazioni avversarie si erano scontrate con incredibile violenza, fronteggiandosi da un lato all'altro della piazza rettangolare, completamente vuota nell'ora notturna. Schierati agli estremi opposti, gli occhi negli occhi, ognuno studiava le mosse dell'avversario per cercare il segno d'un cedimento, la possibilità di scovarne il punto debole. Pupille rosse baluginavano nell'oscurità. La tensione dell'attesa era al culmine quando cominciarono a planare, l'una schiera contro l'altra, con rabbia e ferocia, come accade solo nelle battaglie fra fratelli.
La posta in gioco era il dominio assoluto d'un gruppo sull'altro. La conquista del territorio dei loro padri.
Ora tutto era quiete. Lo scontro pareva finito. Definitivamente finito.
Rosko, il capo della fazione vincitrice occupava il posto più alto, sulla statua equestre al centro della piazza. La truppa dei suoi gli si accalcava attorno, sfruttando tutti gli spazi liberi sulle braccia del cavaliere, fra gli zoccoli del cavallo, giù giù fino alla base della statua. Nonostante tutte le perdite erano usciti vincitori da quella lunga notte. Ora attendevano le parole del loro capo. Silenzio.
Nell'aria echeggiò il rombo del furgone del netturbino comunale ed i colombi furono costretti a disperdersi.

Photo Credit: pierofix via Compfight cc 

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