Le storie del Conilietto - Episodio 7 - La settimana bianca

Erano ormai gli ultimi giorni del freddo del più freddo dell'inverno e il nostro beneamato Conilietto infilava nella stufa le ultime copielle della sua collezione di riviste porno per riscaldarsi la sua codina intirizzita. Era indaffarato in questo compito vitale quando percepì la vibrazioncina del suo telefonino cellulare. Dopo averlo estratto dal suo deretanino e dopo averlo parzialmente ripulito, lo avvicinò al suo aguzzo orecchiello e rispose; che gran sorpresa fu scoprire che era il suo amichetto di vecchia data: il Camoscio Floscio! Egli abitava in altissima montagna e lo aveva chiamato per invitarlo qualche giorno nella sua casetta, un bel cottage col tettucio rosso, per approfittare delle pistelle da sci splendidamente innevate di quella fine di stagione. Il Conilietto, ben felice di scroccare una vacanza, non se lo fece ripetere; frugò nel suo armadio per recuperare gli sci appartenuti a suo padre il Conigliotto, che aveva per anni affascinato le platee di tutto il mondo con la sua “discesa travolgente” (nel senso che si doveva travolgere più persone possibili lungo il percorso).
Partì così baldanzoso per i monti. Furono giornate memorabili fra disceselle omicide ad occhi chiusi in slittino e lotte a palle di ghiaccio pressato inteminabili. Che li condussero in più occasioni in visita alla locale stazioncella della Croce Rossa. Una volta – che risate crasse – fecero anche un pupazzettino di neve che chiamarono Freeserino (ne fecero gustose granite che rivendettero per pochi spiccioli). Che pazze giornatelle ricche di divertimento e lunghi aneddoti da raccontare nei loro processini in corso!
Era ormai l'ultima giornatina di permanenza in montagna. Il Conilietto si apprestava all'ultima discesina con il suo impeccabile stile a superscodinzolino. E swimm e swamm, e swimm e swamm, arrivò all'incrocio con un'altra pistina e – dal momento che come tutti ricordiamo è molto ma molto prudente – si fermò per il rispetto della predecenzina; guardò prima a destra e poi a sinistra per sincerarsi che non sopraggiungesse nessuno. La pistella era sgombra. Il Conilietto diede un colpino di reni per riprendere velocità ma proprio in quel momento sai chi passava? Esatto!! La motoslittina delle nevi, che appena uscita dall'affilature delle laminine travolse il Conilietto seghettandolo in strissioline finissime e sprizzando il suo sangue sulle bandierine dello slalom gigante. Allora arrivarono, sai chi? La Moffettina (con i guantini di moffettina contro il freddo), il Ricetto, la Salamandrina e il Pittone che gli dissero a quello della Motoslittina: “Furfante, brigante, 'ssasino!”

3 commenti:

la gine ha detto...

Caro S. Trevi,
i tuoi racconti del Conilietto mi garbano di parecchio. Le tu storie sono belline belline... ma non mi è chiaro se la motorella alla fine sia una tua trovata oppure una citazione felliniana. Scusa ma l'è solo per meglio capire!

la gine ha detto...

... ma cosa fai?? soffi??

davide scaini ha detto...

mamma mia mi fanno sganasciare...

cara gine, ti risponod io... questo Trevi ha ripreso un filone molto prolifico del comune amico A. Yoso, che presto (dice) produrra delle perle autentiche (visto l'immane successo delle storielle sul santrevi blog). La motorella probabilmente nasce come stumento omicida per caso... come ogni cosa buona che lo Yoso produca...
Yoso, scherzo eh! non t'incazzare!
buh non so non credo pensasse a fellini, la motorella era un buon strumento omicida e infatti fa sempre la sua stragetta.
d