Libri volanti, libri giocanti

Esiliato dal suo villaggio di barbari, lontano dalle Terre Selvagge in cui è cresciuto, tu, Fire*Wolf dovrai lottare per la sopravvivenza contro mercanti di schiavi, belve feroci e creature della magia. In un misterioso castello in rovina nel mezzo di una valle da cui nessuno ha fatto ritorno, scoprirai una spada fatata, il tuo vero nome e ciò che il destino ha in serbo per te… Le sorti dell’umanità intera sono nelle tue mani!

Ora possiamo venire all'argomento per il quale ho iniziato a scrivere: i libri. Quali libri sono veramente imporanti, per me? Non sto parlando di formati o supporti, chiaramente, ma di contenuti.
I miei libri preferiti sono quelli che si aprono verso altri libri, che si aprono verso il mondo (quello che Franco Marchetta ha scritto con U- ne è l'esaltazione paradigmatica, ad esempio, oltreché un libro meraviglioso). Libri che non sono solo se stessi e non sono solo la realtà (o non solo la realtà vista attraverso una maschera): libri che respirano, che sono in grado di cambiare essi stessi e far cambiare il lettore ad ogni lettura. (I libri che vorrei leggere, prima ancora di scrivere, naturalmente)
L'archetipo che mi viene in mente riguardo a quest'idea, il mio personale fondamento è il libro game: sì, sto parlando proprio di quei libretti per ragazzi, con tanta avventura e poche parole, ma con dentro sempre quei due o tre valori fondamentali (lotta e vittoria del Bene sul Male in primis, per esempio).


Ricordo questa serie bellissima, "Fire*Wolf", che è anche il nome del protagonista; non ricordo cosa facesse di preciso, ma so che mi prendeva più di tanti altri. Stupenda è l'immedesimazione che un libro game ti può dare, perché l'uso della seconda persona singolare è più potente di ogni 3D, c'è poco da fare. Per me è stato determinante l'approccio al libro proprio sotto quella forma (i libri game sono i primi libri che ho letto e maneggiato da solo).

Il libro, un libro che si rispetti dev'essere aperto, smontabile, non strutturato strettamente in modo consequenziale. Esploso verso l'esterno, in comunicazione con la vita, con altri tempi e altri luoghi. E questo genere di libro non capita così tanto spesso quanto uno penserebbe.
Ci sono molti "libri sensibili", in grado di comunicare con l'io del lettore (magari anche in profondità), ma poi questi libri si rivelano chiusi dentro se stessi, non metteno in contatto il lettore con qualcosa che stia al di fuori del libro. Sono in grado di far emozionare, magari; ma sono anche gelosi di questa loro caratteristica, gelosi che quest'emozione accesa si spenga se esposta al vento della vita. Credo che vogliano fare i protagonisti, sentirsi speciali nella comunità dei libri. Ma a me stanno un po' antipatici.
Preferisco i libri buffi o anche frammentari, se vogliamo, ma che siano traspiranti, che si lascino attraversare (dal pensiero, dalla vita di chi li legge - cioè riescano come ad incastonarsi in una vita), facciano da trampolino verso altri libri, verso un oceano di sapere più grande, che ti portino dentro di sè e per questo dentro di te, piuttosto che in altre vite "finte".

So riconoscerli a fiuto, questi libri qui, e cerco di orientarmi solo su di essi ultimamente. Sono figli o hanno fagocitato altri libri, altra letteratura. A volte la rivomitano letteralmente (no, non è sempre un bel vedere), perché ne hanno mangiata davvero troppa; ma fanno questo per un eccesso di generosità. Libri che creano una comunità.

Photo Credit: Russell Kuch via Compfight cc

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